6 donne vittime di abusi su 10 non hanno autonomia finanziaria. La violenza di genere si contrasta anche al lavoro

6 donne vittime di abusi su 10 non hanno autonomia finanziaria. La violenza di genere si contrasta anche al lavoro

C’è un attimo in cui la normalità si incrina e rivela quello che abbiamo sempre avuto davanti agli occhi: è il momento in cui le aziende, le istituzioni e le persone capiscono che la violenza di genere non è un fatto privato, ma una crepa collettiva; un rumore di fondo che attraversa uffici, fabbriche, redazioni, corridoi, riunioni. Un fenomeno che non esplode solo nei casi estremi, ma si insinua nelle relazioni quotidiane, nei ruoli, nelle opportunità negate, nella cultura che respiriamo ogni giorno.

È da questa consapevolezza che, il 19 novembre, ha preso forma al MAXXI di Roma l’incontro “La violenza di genere nei luoghi di lavoro: monitorare, prevenire, trasformare”, organizzato dall’Associazione PARI. in collaborazione con la Fondazione Giulia Cecchettin.

“La violenza di genere nei luoghi di lavoro”: l’evento

La mattinata si è aperta con i saluti di Federica Santini, Vice Presidente dell’Associazione PARI. affiancata dalla giornalista Eva Giovannini, che hanno introdotto obiettivi e motivazioni dell’iniziativa. Subito dopo, Anna Maria Tarantola, Vice Presidente della Fondazione Giulia Cecchettin, ha affrontato il tema della violenza economica con il talk “Un fenomeno dai mille volti”, portando alla luce le forme di controllo finanziario che ancora limitano l’autonomia, la libertà e le possibilità di scelta delle donne.

È stato poi presentato il lavoro dell’Osservatorio Dati PARI., coordinato da Valentina Minetti che insieme alla Professoressa Patrizia Steca dell’Università Bicocca e alla giornalista Donata Columbro hanno commentato i risultati della ricerca “Violenza di genere e lavoro. La realtà nei dati”, un’analisi che ha restituito la voce ai contesti aziendali, evidenziando pratiche efficaci e aree in cui è urgente intervenire per costruire ambienti più sicuri e inclusivi.

L’impresa come leva di libertà: perché il cambiamento passa dall’economia

“PARI. è l’unica associazione europea composta da imprese impegnate a contrastare la violenza contro le donne – ha spiegato Federica Santini. Siamo nati dopo lo shock del femminicidio di Giulia Cecchettin, con la convinzione che le aziende abbiano una responsabilità sociale e una capacità di cambiamento enorme. Il nostro manifesto definisce azioni concrete: formazione continua, consapevolezza culturale, alleanza tra i generi. Nel 2026 lavoreremo ancora di più sul coinvolgimento degli uomini e sull’educazione degli adolescenti, anche attraverso percorsi per i figli dei dipendenti. Una priorità è la violenza economica: il 60% delle donne che arriva ai centri antiviolenza non ha autonomia finanziaria. L’altra sono i dati: senza numeri non possiamo guidare il cambiamento. Come imprese possiamo e dobbiamo essere parte attiva di questa trasformazione”.

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Federica Santini e Eva Giovannini

Un punto sottolineato con forza anche da Anna Maria Tarantola, che ha ricordato come “la violenza economica sia una delle forme più sottili e meno riconosciute di violenza di genere, ma spesso la radice delle altre: impedisce autonomia, limita scelte, riduce libertà. Il controllo del denaro, lo sfruttamento delle risorse della donna o l’ostacolo al lavoro e allo studio sono strumenti di dominio basati su una cultura ancora patriarcale. L’indipendenza economica – come ricorda anche l’ONU – è la prima difesa contro ogni abuso. E il fenomeno riguarda anche le aziende, dove molestie, stereotipi impliciti e disparità possono influenzare assunzioni, retribuzioni e carriere. Per questo servono consapevolezza, formazione e politiche in grado di sostenere davvero l’autonomia delle donne”.

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Anna Maria Tarantola

Proprio in questa direzione si muove il lavoro dell’Osservatorio Dati di PARI., che ha avviato un percorso sistematico per misurare l’impatto delle attività di prevenzione e risposta alla violenza di genere. Sin da gennaio sono state coinvolte realtà molto diverse per dimensione e maturità, attraverso formazione, webinar e strumenti culturali.

Misurare per trasformare: il modello che guida le imprese contro la violenza di genere

La seconda parte dell’incontro si è concentrata sui modelli di prevenzione e intervento: Elisa Ercoli, Presidente di Differenza Donna, insieme all’avvocata Lara Benetti e Luca Capone, Segretario dell’Associazione PARI. , hanno delineato percorsi di tutela e formazione capaci di trasformare le organizzazioni dall’interno. 

Successivamente, Daniela Castagno, International Program Manager della Fondazione Kering, ha esplorato l’impatto della violenza domestica sulla vita professionale delle donne, mostrando come le ferite private possano riflettersi sull’intero ecosistema lavorativo.

Il percorso tracciato dalle imprese si intreccia con la dimensione economica, spesso ignorata ma decisiva per comprendere come la violenza si insinui nei rapporti.

L’esigenza di un sistema più solido ha portato alla creazione di un modello di automonitoraggio capace di normalizzare i dati, far emergere punti di forza e criticità e orientare un miglioramento continuo, non per confrontare le imprese ma per crescere insieme.

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Le interviste qualitative hanno mostrato quanto sia decisiva una formazione mirata per ruoli e funzioni, e quanto sia ancora limitata la partecipazione maschile: oltre il 90% dei partecipanti è donna.

I dati, tuttavia, confermano che il percorso avviato è quello giusto: sono lo strumento che permette di capire dove intervenire, allocare risorse e costruire un cambiamento culturale concreto all’interno delle organizzazioni.

“Abbiamo collaborato con PARI. per costruire una scheda di autovalutazione e orientamento che permetta alle aziende di capire dove si trovano nel loro percorso di prevenzione della violenza sulle donne – ha spiegato la professoressa Patrizia Steca -. Dopo una fase qualitativa di interviste e focus group abbiamo definito sette aree di valutazione, con requisiti e criteri che riguardano formazione, segnalazioni e governance interna. Non è uno strumento per fare classifiche, ma per orientare le aziende, aiutarle a riconoscere punti di forza e criticità e costruire un trend nel tempo. I risultati saranno restituiti solo alle singole imprese, così che ciascuna possa definire le proprie priorità e accedere alle risorse necessarie per migliorare».

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Maurizio De Giovanni

A seguire sul palco, lo scrittore Maurizio De Giovanni che ha portato sul palco un monologo tratto dal suo spettacolo “Pugni nel cuore”, dando spazio all’arte come strumento di consapevolezza emotiva e di riflessione sulle radici culturali della violenza maschile.

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Alessandra Miata

In chiusura Alessandra Miata, Consigliera, ha presentato i prossimi passi dell’Associazione PARI., tracciando la rotta verso nuove iniziative e strumenti pensati per sostenere un cambiamento culturale profondo e duraturo.

Il Manifesto di PARI.
Sette punti che rappresentano dei principi e un metodo per affrontare la violenza di genere nei luoghi di lavoro e non solo. Sette punti che per PARI. sono un punto di partenza. Leggi il Manifesto.