Va con lo zoppo e impara a zoppicare: miracolato paraplegico

AFORIS (MA) – È una storia incredibile quella che ha per protagonista Massimo Dei Detti, 42 anni, che dall’età di 20 è paraplegico a causa di un brutto incidente d’auto. Dei Detti, qualche giorno fa, ha infatti miracolosamente riacquistato l’uso parziale delle gambe, iniziando a camminare – anche se a fatica, zoppicando, ma questo progresso è arrivato comunque come una svolta insperata.

“Devo tutto al mio amico Claudio – racconta Massimo – che claudica da quando è nato e a cui mi sono avvicinato molto in questi ultimi mesi. Siamo spesso andati in numerosi luoghi e io l’ho osservato molto da vicino. All’inizio non pensavo che frequentarlo fosse una buona idea, sapete com’è, chi va al mulino s’infarina, ma poi si sa, chi dorme non piglia pesci, e non potevo continuare così a fare campa cavallo che l’erba cresce e allora ho rotto gli indugi e sono andato con lo zoppo… ed è successo: ho imparato a zoppicare!”.

Massimo non nasconde la sua gioia espressa attraverso l’uso di svariati proverbi, di cui è grande amante. “Sì, i proverbi sono una mia grande passione da sempre. Pensate che, curiosamente, è questa passione che mi ha salvato letteralmente la vita. Avevo appena compiuto trent’anni, ero sulla sedia a rotelle da dieci, fortemente depresso. Avevo deciso di farla finita. Mentre stavo con la pistola in bocca, però, mi è venuto in mente il proverbio: ‘abbiamo fatto 30 facciamo 31’ – vai avanti! E ora sono qui”.

E dunque, un giorno, dato che chi non risica non rosica, Massimo ha pensato di tentare il tutto per tutto iniziando a uscire con Claudio, lo zoppone svitato del paese. La strana coppia, lo zoppo e il paraplegico, è stata presto adottata con benevolenza e simpatia da tutti gli abitanti di Aforis che, curiosamente, mangiano solo una mela al giorno o, al limite, una gallina vecchia che fa buon brodo – ma, si sa, paese che vai usanza che trovi. “Sono due grandi simpaticoni – racconta Loris, che vende coperchi per pentole di marca Diavolo, che ne sono sempre prive – e io da subito, quando li ho visti insieme, ho pensato: Dio li fa e poi li accoppia. Ora che sono ancora più simili ho capito che era destino. Aiutati che il ciel ti aiuta, no?”.

Ma come hanno preso i medici del luogo questa incredibile guarigione? Nessuno ha voluto rilasciare dichiarazioni, limitandosi solo a commentare “La migliore parola è quella che non si dice”, ma un ortopedico, che vuole rimanere anonimo, dice che era sicuro che Massimo ce l’avrebbe fatta: “Si è impegnato tantissimo per imparare a zoppicare. Prendeva continuamente appunti, mentre andava in giro con Claudio, un taccuino scritto fitto fitto, e poi a casa studiava tutto in modo febbrile. Aveva questo progetto in testa e ne parlava sempre con tutti, ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Ma la fortuna aiuta gli audaci, e io, qualche sera fa, ho visto un tramonto particolarmente rosso. E il giorno dopo, verso le 8, col bel tempo, Massimo si è alzato dalla sedia! Il mattino ha l’oro in bocca!”.

Ma, a questo punto, la domanda sorge spontanea: Massimo non poteva pensarci prima? Abbiamo chiesto lumi proprio a lui che, come suo solito, ci ha risposto serafico: “Meglio tardi che mai. Sapete, lo so che è meglio un uovo oggi che una gallina domani, ma ride bene chi ride ultimo e chi la dura la vince” ha risposto, prima di andare a recuperare la sua gatta che stava perdendo lo zampino per essere andata troppo al lardo.

Lo abbiamo lasciato allontanare, fiero della sua zoppìa, e non gli abbiamo voluto chiedere altro, perché chi troppo vuole nulla stringe. Poi, però, abbiamo pensato che ogni lasciata è persa e gli siamo andati dietro. Poi però ci siamo fermati di nuovo per non stuzzicare il can che dorme, ma poi ci siamo nuovamente avvicinati perché chi ha tempo non aspetti tempo. Infine, d’altro canto, abbiamo rinunciato perché, in fondo, chi si accontenta gode.
Chi vivrà, vedrà.

Stefano Pisani

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