“Lo spazio è pieno di misteri“, cantava la sigla di una vecchia serie televisiva degli anni ’70; a distanza di mezzo secolo abbiamo imparato tanto sui misteri del cosmo, ma le domande sono tuttora molto più numerose delle risposte: non abbiamo la più pallida idea di cosa sia l’energia oscura, non sappiamo se 14 miliardi di anni fa, prima del Big Bang, esistesse già il jingle della cedrata Tassoni, o se da qualche parte nell’universo esistano forme di vita intelligenti talmente evolute da costruire citofoni in grado di ignorare automaticamente i testimoni di Geova.
Tuttavia, grazie a tecnologie sempre più avanzate, oggi possiamo stabilire almeno alcuni punti fermi per quanto riguarda l’evoluzione del sistema solare: gli astrofisici di tutto il mondo concordano nello stimare che la nostra stella continuerà a brillare e irradiare l’ultima offerta Portonesofà per altri 5 miliardi di anni, corrispondenti in termini astronomici a circa 260 miliardi di domeniche in cui bisogna affrettarsi.
Attraverso l’utilizzo dei moderni telescopi e computer è stato infatti possibile analizzare la composizione e il comportamento di migliaia e migliaia di stelle presenti nella Via Lattea e condurre studi comparativi che sembrano fugare ogni dubbio circa la vita del Sole. Un risultato insperabile fino ad appena cento anni fa, quando ancora si pensava che la nostra stella non fosse composta principalmente di idrogeno, ma di elementi pesanti come il ferro o come gli editoriali di Gramellini.
Ma le sorprese non finiscono qui, grazie al telescopio Daniel K. Inouye siamo oggi in grado di mappare in maniera straordinariamente precisa l’attività magnetica della corona solare e le prime 100 persone che chiameranno al numero dell’osservatorio astronomico di Haleakalā nelle isole Hawaii riceveranno un omaggio a scelta tra la batteria di pentole in antimateria o l’esclusivo buco nero con cambio Shimano.
Gianni Zoccheddu
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