Dazi, così Trump affossa il cibo Made in Italy (e non solo). Danni immediati da 2,3 miliardi per l’agricoltura

Dazi, così Trump affossa il cibo Made in Italy (e non solo). Danni immediati da 2,3 miliardi per l’agricoltura

Con i dazi al 30% annunciati ieri dal presidente Donald Trump, le tariffe aggiuntive per alcuni prodotti simbolo del Made in Italy arriverebbero al 45% per i formaggi, al 35% per i vini, al 42% per il pomodoro trasformato, al 36% per la pasta farcita e al 42% per marmellate e confetture omogeneizzate, secondo una proiezione Coldiretti.

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Vignetta realizzata con l’AI

Ora sono dazi nostri

«Imporre dazi al 30% sui prodotti agroalimentari europei – e quindi italiani – sarebbe un colpo durissimo all’economia reale, alle imprese agricole che lavorano ogni giorno per portare qualità e identità nel mondo, ma anche ai consumatori americani, che verrebbero privati di prodotti autentici o costretti a pagarli molto di più oltre ad alimentare il fenomeno dell’italian sounding», afferma il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini.

I danni dei dazi al cibo Made in Italy

Gli fa eco il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti: «Le nostre imprese non potrebbero sopportare un carico di questo tipo, e la questione non riguarda solo la filiera agroalimentare».

Al danno immediato in termini di un probabile calo delle esportazioni che Coldiretti stima in 2,3 miliardi (definendolo un “colpo mortale”), andrebbe ad aggiungersi quello causato dalla mancata crescita, con il cibo Made in Italy in Usa che quest’anno puntava a superare il traguardo dei 9 miliardi di euro, dopo aver raggiunto lo scorso anno il valore record di 7,8 miliardi di euro, grazie a un incremento delle vendite del 17% rispetto al 2023, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat.

Le stime (già superate) di Confindustria

E per il resto dell’economia italiana? Il presidente di Confindustria Emanuele Orsini quando ancora si parlava della possibilità di subire dagli USA dazi al 10% sulla falsariga di un accordo simile a quello che Washington ha stretto con Londra aveva parlato, tenendo conto della svalutazione del dollaro, di un impatto reale del +23,5% sui prezzi dei prodotti italiani, con una perdita stimata di 20 miliardi di export e 118mila posti di lavoro entro il 2026. Ma si tratta di ipotesi ampiamente superate e ottimistiche.

L’export italiano negli USA in numeri

Quel che è certo è che gli Usa sono il terzo mercato di destinazione dei prodotti italiani (non solo food, corre anche la moda), dopo Germania e Francia. L’export del made in Italy, particolarmente apprezzato negli Stati Uniti, ammontava a 66,4 miliardi nel 2024.

Quanto alle Regioni italiane che verrebbero maggiormente colpite dai dazi al 30 per cento minacciati da Trump, guardando ai dati dell’Istat, nel 2023 la Lombardia era al primo posto nell’export verso gli States avendo portato a casa 14,4 miliardi di euro, seguita dall’Emilia Romagna che aveva guadagnato dalle esportazioni 10,4 miliardi e dalla Toscana (9,1 miliardi).

Dazi, oggi riunione d’emergenza tra i 27

Convocata per questo pomeriggio una riunione emergenziale dei rappresentanti permanenti dei 27 Stati Ue, il Coreper. Via X il presidente francese Emmanuel Macron è per utilizzare la linea dura con Washington: «Nell’unità europea, spetta più che mai alla Commissione affermare la determinazione dell’Unione a difendere con risolutezza gli interessi europei».

MACRON PARLA
Emmanuel Macron

«Ciò – l’avvertimento lanciato dall’Eliseo – include l’accelerazione della preparazione di contromisure credibili, mobilitando tutti gli strumenti a disposizione, compreso il meccanismo anticoercizione, qualora non si raggiunga un accordo entro il 1° agosto».

«Spetta ora all’Ue, nel tempo che le rimane, negoziare pragmaticamente una soluzione con gli Stati Uniti che si concentri sui principali punti di conflitto». Così invece il ministro dell’Economia tedesco, Katherina Reiche.