Notizie attorno al mondo, con l’innovazione come denominatore comune. Sono quelle raccolte tutti i mercoledì sui profili social di Paola Pisano, tra questi LinkedIn e Instagram, nel tentativo di comprendere dove ci porterà la tecnologia e qual è il suo ruolo nella vita di istituzioni, aziende e semplici cittadini.

Gemini Robotics compagni di vita?
I Gemini Robotics 1.5 e Gemini Robotics-ER 1.5 sono i nuovi modelli di AI progettati da Google per la robotica. Questi modelli sono capaci di affrontare compiti complessi e multi-step come piegare il bucato o differenziare i rifiuti. Alla visione combinano linguaggio e azione, traducendo istruzioni verbali in comportamenti pratici e adattandosi ai cambiamenti dell’ambiente. Le dimostrazioni mostrano robot in grado di pianificare sequenze di azioni, consultare il web per trovare informazioni locali e persino anticipare i bisogni delle persone. Il settore della robotica vive una fase di forte sperimentazione, con attori come OpenAI e Tesla che inegrano l’ AI nei robot per applicazioni quotidiane. I robot diventeranno davvero compagni intelligenti nella vita quotidiana?
Nei prossimi anni la frontiera sarà rendere i robot più abili, affidabili e sicuri, così da poter operare in ambienti complessi a contatto diretto con gli esseri umani. Sistemi come “motion transfer”, che consente a un modello di AI di riutilizzare competenze progettate per un tipo specifico di corpo robotico, come bracci robotici, e trasferirle a un altro, come un robot umanoide. Se i sistemi riusciranno a imparare osservando video di persone, potrebbero sviluppare competenze in modo rapido e flessibile. Il futuro della robotica AI non sarà solo tecnico: influenzerà settori strategici come l’istruzione, la sanità e la manifattura, ridisegnando le catene di valore.

Il progetto Stargate
OpenAI sta alzando enormemente la posta in gioco e ha annunciato accordi che valgono circa un trilione di dollari, includendo investimenti da parte di Nvidia e la costruzione di data center con i partner Oracle e SoftBank. Questi annunci hanno l’obiettivo di mostrare la leadership di OpenAI nella corsa verso la superintelligenza, proprio mentre affronta un complesso riassetto societario e l’erosione del vantaggio tecnologico nei modelli linguistici. Il mercato ha reagito in modo contraddittorio: le azioni di Oracle sono salite alle stelle, mentre i guadagni iniziali di Nvidia si sono rapidamente ridimensionati. L’impegno da 100 miliardi di dollari di Nvidia rappresenta una sicurezza per OpenAI, ma i fondi concreti arriveranno solo con l’attivazione del primo data center, prevista per il 2026. Ma OpenAI riuscirà a trasformare promesse miliardarie in crescita reale? Nei prossimi anni la sfida sarà finanziare e realizzare l’enorme infrastruttura prevista, superando ostacoli pratici come i limiti di costruzione, di energia e di sostenibilità economica. Il progetto Stargate rappresenta una delle più grandi scommesse mai viste nel settore tecnologico, ma resta da capire chi si farà carico dei costi e dei debiti legati a questi data center. La credibilità di OpenAI dipenderà dalla sua capacità di generare flussi di ricavi costanti e sufficienti a giustificare gli investimenti, in un contesto di forte concorrenza. Se i piani si realizzeranno, OpenAI potrebbe consolidare una posizione dominante nell’ecosistema AI, superando anche i giganti tecnologici con bilanci più solidi.

Lavoro e AI, quali frontiere?
L’AI sta già cambiando il nostro modo di lavorare: è entrata nella vita quotidiana, modificando conversazioni, comportamenti e persino la valutazione delle performance. I dipendenti la adottano spesso di propria iniziativa, tra entusiasmo e timore di sostituzione, mentre i dirigenti monitorano l’uso attraverso strumenti dedicati. La quantità di messaggi di lavoro generati con ChatGPT è cresciuta in modo esponenziale, passando da centinaia di milioni a oltre 700 milioni al giorno. Le riunioni sono regolarmente trascritte da macchine, i contenuti prodotti diventano più standardizzati e il linguaggio si fa sempre più artificiale. L’AI non ha trasformato del tutto il lavoro, ma sta ridefinendo linguaggio, routine e aspettative in ufficio. l’AI cambierà davvero la natura del lavoro umano? Nei prossimi anni la distinzione tra automazione e collaborazione diventerà decisiva, perché sempre più compiti saranno delegati direttamente alle macchine. L’espansione dei sistemi di sorveglianza e controllo nei colloqui e nelle attività lavorative aprirà interrogativi etici e pratici su fiducia e autonomia. Se la produttività aumenterà, crescerà anche il rischio di contenuti generici e di un linguaggio standardizzato che appiattisce la comunicazione. L’AI potrebbe diventare un criterio strutturale di valutazione del personale, trasformando la carriera e la gestione delle risorse umane. La grande incognita rimane se queste tecnologie riusciranno a portare un cambiamento sostanziale o se, come il metaverso, finiranno per ridimensionare le aspettative.
Giovani talenti dell’innovazione, quali prospettive?
Oggi milioni di giovani con straordinarie capacità non riescono a emergere a causa di barriere economiche, geografiche e sociali. Governi e università concentrano le risorse nell’attrarre pochi super-ricercatori già affermati, trascurando il lavoro sistematico di scoperta e sviluppo di nuovi talenti. La scarsità di ricercatori di punta ha creato un mercato in cui cervelli eccezionali valgono quanto aziende, con stipendi da CEO e gare di reclutamento a livello globale. Competizioni come le Olimpiadi di matematica dimostrano che il potenziale è diffuso, ma senza borse di studio, mentoring e accesso a reti di pari, gran parte di esso si perde.
L’innovazione mondiale rallenta non per mancanza di idee, ma per l’incapacità di trasformare giovani prodigi in scienziati e inventori pienamente formati. Il mondo avrà il coraggio politico ed economico di trattare i cervelli con la stessa urgenza con cui oggi tratta i semiconduttori? Programmi di scouting, mentoring diffuso e reti globali potrebbero moltiplicare la base di innovatori, accelerando scoperte scientifiche e transizioni tecnologiche cruciali. Se università e governi rimuoveranno barriere economiche e di accesso, sarà possibile raddoppiare o quadruplicare il numero di inventori, con un impatto diretto su salute, energia e AI. Il rischio, però, è che le opportunità rimangano concentrate in poche élite geografiche e sociali, lasciando ai margini generazioni di talenti potenziali.