Il governo pronto a vendere quote di Poste Italiane per fare cassa? Freni frena ogni ipotesi

Il governo pronto a vendere quote di Poste Italiane per fare cassa? Freni frena ogni ipotesi

Approdata in Borsa nel 2015, con l’allora ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan, Poste Italiane è finita per rappresentare, grazie al boom dell’e-commerce che ha tirato la volata alle spedizioni e soprattutto alla progressiva diversificazione dei servizi offerti, un vero e proprio tesoretto per lo Stato, cui attingere in caso di bisogno attraverso la riduzione delle proprie quote.

Azionariato ITA 30092025

Attualmente lo stato, attraverso via XX settembre e Cassa Depositi e Prestiti detiene oltre il 64 per cento del capitale ma l’attuale inquilino del MEF, Giancarlo Giorgetti, nel 2024 aveva anticipato che il governo vorrebbe portare tale quota prima al 51 per cento, quindi al 35, lasciando comunque lo Stato nel ruolo dell’azionista di controllo della società.

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Lo Statuto di Poste peraltro prevede che nessun soggetto differente dal dicastero all’Economia, enti pubblici o soggetti direttamente controllati da questi possa detenere quote superiori al 5 per cento del capitale. La natura pubblica di Poste Italiane sembrerebbe insomma blindata. Resta da capire se il piano di dismissione di parte delle quote in portafoglio annunciato tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera 2024 e poi accantonato verrà ripreso ora.

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Quanto intende incassare lo Stato da Poste Italiane

Il governo inizialmente sembrava convinto a procedere di buona lena e aveva anche calcolato che l’operazione sarebbe valsa 4,4 miliardi di euro. Per questo, in periodo di manovra economica 2025 se ne torna a parlare: le misure non possono essere a deficit e dato che il governo scricchiola sull’ipotesi di chiedere 5 miliardi sui 44 miliardi di extraprofitti delle banche, decolla nuovamente l’ipotesi di vendita delle quote.

Ipotesi che in questa particolare fase storica non scalda però il cuore del governo: «Per ora no», il laconico commento di Federico Freni, sottosegretario al MEF, interpellato sull’eventualità di procedere col progetto di vendita di ulteriori quote di Poste.