Amazon ha fatto causa a Perplexity AI per una delle funzionalità di acquisto della startup che utilizza l’automazione per effettuare ordini per gli utenti. La big tech di Andy Jassy contesta alla startup di aver nascosto gli account dei clienti Amazon e mascherato l’attività automatizzata. Lo scontro mette in luce il dibattito sulla regolamentazione del crescente utilizzo di agenti di intelligenza artificiale e della loro interazione con i siti web, con l’obiettivo di renderli più autonomi e in grado di gestire le attività quotidiane online.
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La causa avanzata da Amazon
Nella causa, Amazon ha accusato Perplexity di aver avuto accesso di nascosto agli account privati dei clienti Amazon tramite il suo browser Comet e l’agente di intelligenza artificiale associato, e di aver mascherato l’attività automatizzata come navigazione umana. «Il sistema di Perplexity rappresentava un rischio per la sicurezza dei dati dei clienti, ha aggiunto Amazon, e la startup ha ignorato le ripetute richieste di interromperlo. Piuttosto che essere trasparente, Perplexity ha configurato intenzionalmente il suo software CometAI in modo da non identificare le attività dell’agente Comet AI nell’Amazon Store – ha affermato – La condotta scorretta di Perplexity deve cessare. A Perplexity non è consentito accedere dove gli è stato espressamente vietato».
Nella denuncia, Amazon ha accusato l’agente di Intelligenza artificiale Comet di Perplexity di compromettere l’esperienza di acquisto dei clienti e di interferire con la capacità di garantire che coloro che utilizzano l’agente beneficino dell’esperienza di acquisto personalizzata curata da Amazon nel corso di decenni.
La posizione di Perplexity
Perplexity, che ha messo gli assistenti basati sull’Intelligenza artificiale al centro del proprio business model, aveva già respinto le accuse da parte del colosso statunitense dello shopping, affermando che stava sfruttando la sua posizione dominante sul mercato per soffocare la concorrenza. In precedenza, aveva dichiarato di aver ricevuto una minaccia legale da Amazon che le chiedeva di impedire all’agente AI Comet di effettuare acquisti sulla piattaforma, definendo la mossa una minaccia al futuro degli agenti di AI. «Il bullismo si verifica quando le grandi aziende ricorrono a minacce legali e intimidazioni per bloccare l’innovazione e peggiorare la vita delle persone», ha scritto l’azienda in un post sul blog.
L’azienda ha affermato che le credenziali degli utenti rimangono memorizzate localmente e mai sui suoi server. Ma Amazon controbatte: «Le app di terze parti che effettuano acquisti per gli utenti dovrebbero operare in modo trasparente e rispettare le decisioni delle aziende in merito alla loro partecipazione». La startup risponde: «Gli utenti avevano il diritto di scegliere i propri assistenti AI», identificando la mossa di Amazon come un tentativo di proteggere il suo modello di business basato sulla pubblicità.