È il primo archivio teatrale italiano a vincere il bando “Musei, Archivi e Biblioteche” promosso da Wikimedia Italia. Per il teatro Regio di Torino si tratta di un riconoscimento importante non solo perché prestigioso ma anche perché darà il via a una nuova era: quella in cui chiunque lo desideri potrà vedere un patrimonio storico-culturale composto da 2mila opere. Immagini di bozzetti di scena, figurini teatrali, datati tra il 1969 e il 2019 e custoditi nell’Archivio Storico del Regio, sono ora accessibili a tutti gratuitamente dalla piattaforma Wikimedia Commons. «Nato nel ’73 come archivio storico, in questi anni abbiamo dato vita a un grosso progetto di riqualificazione dei nostri archivi multimediali per arrivare ad avere archivi censiti e pubblicati online e rendere accessibili a tutti un patrimonio che non riguarda solo questi 50 anni ma quasi 3 secoli di storia di questo teatro. Un’iniziativa e un traguardo che ci riempie di orgoglio», ha commentato il direttore della Comunicazione del teatro, Simone Solinas. Questa nuova tappa con il nostro Viaggio in Italia arriva nel capoluogo piemontese per raccontare la storia di un capitolo della cultura teatrale italiana che grazie al digitale vivrà ancora per molti e molti anni, a disposizione di tutti.

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Il progetto in collaborazione con Wikimedia
«Grazie a questo progetto, abbiamo reso liberamente accessibile un patrimonio iconografico di grande valore — afferente circa 132 produzioni — che racconta la creatività espressa in mezzo secolo per il Regio da circa 70 registi — da Sylvano Bussotti a Luca Ronconi, da Ettore Scola a Pier Lugi Pizzi — e dai loro team creativi, composti da oltre 140 artisti che hanno fatto la storia della rappresentazione e del costume teatrale (e spesso anche cinematografico): da Margherita Palli a Luisa Spinatelli, da Carlo Diappi a Luciano Ricceri, da Vera Marzot a Santuzza Calì ma anche Aligi Sassu, Emanuele Luzzati e Mimmo Paladino», spiega Simone. Oggi tutto questo patrimonio rivive online, accessibile, appunto, a chiunque lo desideri anche grazie alla traduzione in inglese. «Si tratta di un importante risultato che si inserisce nelle azioni intraprese negli ultimi anni e volte a consentire una piena riscoperta e valorizzazione di tutta la documentazione custodita dall’archivio storico del Teatro», precisa Simone.

Ma facciamo un passo indietro. «Conserviamo tutta la documentazione prodotta dal teatro nella nostra mediateca con volumi e libretti storici d’epoca. Quando siamo venuti a conoscenza di questo bando ci siamo domandati quale tra i nostri segmenti di archivio potesse essere più efficace, costruttivo e appetibile per la comunità degli utenti online, e lo abbiamo identificato nel corpus di bozzetti e figurini. Oggi è quindi possibile scoprire gratuitamente una creatività che abbiamo sviluppato in 50 anni». Un’arte a cui si sono affacciati artisti, persone di costume, come spiega Simone: «Per valorizzare nel miglior modo possibile i 2000 elaborati pittorici nelle varie tecniche coinvolte nella produzione di queste opere: dipinti, acquerelli e produzioni contemporanee».

La storia del Regio
Distrutto nel 1936 ma risalente al’700, il teatro Regio è tornato in piena attività a partire dal 1973. «E abbiamo dei bozzetti che documentano la produzione lirica dai primi anni ’70 al 2000 – specifica Simone – Si tratta del secondo teatro più longevo in Italia ma le testimonianze prima dell’incendio che lo ha devastato purtroppo sono andate perdute oppure sono di proprietà degli scenografi. È nel dopoguerra che il teatro ha vissuto la sua seconda vita con il teatro di regia e una creatività unica che rappresenta e reinterpreta le opere del passato».

Edificato all’inizio del XVIII secolo, quando Vittorio Amedeo II decise di commissionare all’architetto Filippo Juvarra la progettazione e la costruzione di un nuovo grande teatro nell’ambito del più generale riassetto urbano della Piazza Castello, il Regio venne costruito in tempo record, solo due anni, e inaugurato il 26 dicembre del 1740. Allora era capace di accogliere circa 2.500 posti tra platea e cinque ordini di palchetti. «Il teatro Regio è parte integrante di Torino, ne rappresenta il passato, la storia e il futuro – continua Simone – E anche in questa continuità c’è stata una grande capacità di reagire a un disastro come quello dell’incendio che lo ha devastato e una volontà di integrare le proprie radici con quelle della città volgendo lo sguardo al futuro. Inaugurato il 10 aprile 1973 con l’opera di Giuseppe Verdi “I Vespri siciliani“, per la regia di Maria Callas e Giuseppe Di Stefano, da quella data l’attività produttiva si è progressivamente incrementata, fino alle ricorrenze che hanno segnato la storia degli ultimi anni. Per far capire ancora meglio il legame che c’è tra il teatro e la città basta pensare che il presidente del teatro è lo stesso sindaco di Torino». Insomma, un fil rouge che da sempre lega a doppia mandata il capoluogo piemontese a una perla della cultura teatrale italiana. «Qui si assiste quasi alla nascita di un micro-mondo che ci sorprende ogni volta e che mette in pratica le arti più creative e originali a cui si possa pensare».

Un patrimonio per tutti
Marta Arosio, responsabile di Wikimedia nei rapporti con le istituzioni culturali, racconta a StartupItalia: «Wikimedia dal 2020 indice un bando annuale per sostenere i contenuti con licenza libera, di pubblico dominio o rilasciati con licenze creative commons che ne consentono anche l’uso commerciale. Ogni anno selezioniamo da 6 a 10 progetti. Nel 2025 abbiamo ricevuto 160 candidature ma siamo riusciti a sostenerne 10. Normalmente questi progetti spingono la diffusioni di contenuti che provengono da enti culturali di pubblico dominio i cui autori sono morti da più di 70 anni mentre i contenuti condivisi dal teatro sono contemporanei e questa è una cosa molto rara ma non solo su Wikipedia ma sullo stesso web, dove è estremamente difficile che ci siano contenuti liberamente utilizzabili». Per fare un esempio? Fotografare un quadro in un museo dove è concesso non autorizza, allo stesso tempo, il riutilizzo di quell’immagine. «Se, invece, i contenuti sono presenti su Wikimedia questi possono essere riutilizzati (in alcuni casi previa citazione dell’autore) e rappresentare la base di nuove creatività. Agli artisti chiediamo anche la cessione del diritto d’autore mentre per quanto riguarda i costumi, questo non capita spesso. nel caso del teatro Regio, invece, siamo contenti che possano generare altri contenuti e creatività», specifica Marta.

Marta e Simone concludono specificando che: «A Torino vantiamo diverse collaborazioni, è una città molto attiva sulla conoscenza libera e il teatro Regio è il primo che è riuscito a fare un progetto di queste dimensioni, digitalizzando anche 250mila pose fotografiche su pellicola. Per farlo abbiamo usato uno scanner planetario. Adesso tutto questo materiale confluirà in un portale archivio attento all’interoperabilità».