«Vi racconto perché l’Europa non ha perso la partita dell’Intelligenza artificiale. Serve lavorare su nicchie di mercato»

«Vi racconto perché l’Europa non ha perso la partita dell’Intelligenza artificiale. Serve lavorare su nicchie di mercato»

«Non sono fan degli early young cofounder. L’exit è molto più probabile quando hai una carriera strutturata alle spalle. In Spagna c’è un panorama di Venture Capital più avanzato rispetto all’Italia: hanno avuto più fiducia nei ritorni di capitali consistenti nel lungo periodo». Amedeo Galano, classe ’94 e originario di Vicenza, è una figura ibrida, perché da country manager in Italia di una startup della Silicon Valley – Nextdoor – è diventato investitore e oggi è Senior Growth Manager di Unobravo, tra le scaleup italiane più rilevanti degli ultimi anni in ambito salute mentale.

Nel lunedì che dedichiamo alle interviste a VC, business angel e investitori ci siamo rivolti a lui per conoscere alcuni aspetti dei verticali che più gli interessano, come l’healthcare. E soprattutto ci ha spiegato come le startup italiane di maggior successo oggi stanno continuando a crescere. C’è un comune denominatore. «Ricevono soldi da investitori esteri».

WhatsApp Image 2025 11 05 at 12.59.33

Qualche social fa

Nel raccontarci la sua vita prima dell’ingresso nel mondo del lavoro Amedeo Galano è stato chiaro sulla sliding door della sua vita. «Credo davvero sia stata la possibilità di studiare all’estero fin da quando avevo 21 anni». Destinazione Danimarca, Copenaghen, dove ha assorbito quanto più possibile di una materia che gli sarebbe tornata utile, il marketing. In Digiseg si è fatto le ossa nella raccolta dei dati dal punto di vista geodemografico e nel local marketing.

Nel 2018 è capitata l’opportunità di lanciare in Italia la piattaforma Nextdoor, che all’epoca raccontavamo sul magazine come un social network pensato per il vicinato, uno spazio online capace di rendere i quartieri più connessi e sicuri. «In poco più di un anno abbiamo raggiunto mezzo milione di download». In quella circostanza Amedeo Galano si è cimentato con qualcosa di specifico nel fare impresa. In parole povere, la mentalità della Silicon Valley.

WhatsApp Image 2025 11 05 at 12.59.33 1

In Italia con un’altra mentalità

«C’è la consapevolezza che puoi accedere a fondi illimitati senza avere ossessione delle metriche come in Italia. Ha però un contro questo approccio: sbatti contro il muro, ci provi e ci riprovi. Il budget che avevo per Nextdoor in Italia era clamoroso. Soltanto grazie a un numero di investimenti elevato nel breve termine si ottiene una capacità di ritorno». Galano non è pessimista rispetto al futuro dell’Europa, specie di fronte alle enormi sfide dell’AI, ma ha sottolineato quel che molti osservatori esprimono nelle interviste sul magazine. «Siamo più conservatori e come metodo è molto più time consuming, con un sacco di tempo da dedicare agli investitori».

Dopo l’exit di Nextdoor Amedeo Galano ha cominciato ad affrontare il mare aperto degli investimenti. «Ho creato un investment club, che mi è servito come lavoro preliminare. I ticket erano molto piccoli, ma mi hanno fatto capire come funziona il mondo degli investimenti». Si è spostato in Spagna, a Barcellona, dove stando al suo racconto l’ecosistema si è mosso prima e oggi infatti raccoglie i risultati. «Ho pitchato ad Aticco, player numero 1 del coworking, e così ho cofondato un club di investimenti, non un fondo. Ora è una piattaforma di crowdfunding».

WhatsApp Image 2025 11 05 at 12.59.32

I margini dell’Europa sull’AI

I settori che lo hanno coinvolto in questa nuova avventura sono stati soprattutto nel grande contenitore del B2C, con anche investimenti in Italia. E da Barcellona, dove opera, Amedeo Galano ha una lettura che permette di capire cosa dovrebbe accadere per dare una accelerata al comparto innovazione. «A livello macro c’è bisogno di più exit case, è un ciclo che funziona a decade. Ci sono acceleratori come Vento che stanno facendo un ottimo lavoro, ma ho una raccomandazione per i founder: non guardate soltanto all’Italia, lavorate fin da subito a soluzioni scalabili. C’è una differenza colossale quando ottieni capitali da fondi americani».

Eppure le notizie riguardanti l’AI in molti casi rischiano di sconfortare noi europei. Con OpenAI, Nvidia, Oracle, Anthropic che raccolgono miliardi e stringono partnership a tanti e tanti zeri, che spazio è rimasto per il Vecchio continente? «A livello di infrastuttura è impossibile che ci sia un recupero sull’Intelligenza artificiale, bisogna ammetterlo. Del resto non richiede un lavoro soltanto di conoscenza, ma anche politico. Oggi l’Italia semplicemente non può fornire una cosa del genere. Però sulle applicazioni AI le attività sono infinite. Lovable è nata in Svezia, la stessa Lexroom sta utilizzando l’AI in ambito legale. Puoi essere competitivo in una nicchia».

barcellona

Cosa richiede investire in AI?

E siccome oggi è difficile ascoltare un pitch che non citi l’AI, come può un investitore orientarsi anche di fronte a soluzioni che innovative non sono? «L’AI crea un knowledge gap forte, forse il più grande dall’era di internet. Nei fondi pre-seed capita ci sia poca esperienza a riguardo, perché in quella fase si punta molto su team e vision. Ma un VC deve colmare quelle lacune, capire come funzionano gli LLM e comprendere se davanti ha un prodotto nuovo oppure no». La domanda da farsi è: diventerà competitivo? «Se un’app ti propone un nutrizionista AI con cui interagire stiamo parlando di una feature, non certo di un prodotto».

Un altro terreno su cui l’Europa ha carte da giocarsi è quello dell’healtcare, partendo da un fattore che troppo spesso non viene considerato. «L’health system funziona meglio da noi e questo crea un’opportunità. La GDPR, che spesso viene percepita come limitazione, diventa un vantaggio. L’UE sa trattare molto meglio i dati personali ed è una sfida enorme».

Non stupisce del resto che Daniel Ek, ex Ceo di Spotify (l’unica Big Tech europea), si sia buttato nell’ambito salute con la sua Neko Health. «Immaginiamoci i wearable e le potenzialità nella medicina preventiva – ha concluso Galano -. In Europa abbiamo un brand forte su come tuteliamo i dati. E ci vedo una grande possibilità».