Ogni gennaio al CES di Las Vegas vediamo un sacco di prodotti di elettronica di consumo. Alcuni acchiappano la nostra curiosità e poi conquistano il mercato. Nel caso di Rabbit, società americana, le cose non sono andate come previsto. Ne avevamo scritto anche noi perché l’azienda prometteva l’arrivo degli assistenti AI nella vita delle persone attraverso un piccolo device con cui fare molte cose. Nulla di tutto questo è successo e la startup non se la starebbe passando bene. Come si legge su Tom’s Guide alcuni dipendenti stanno scioperando perché non ricevono lo stipendio da luglio.

La crisi di Rabbit, la startup dell’assistente AI
Jesse Lyu è il fondatore di Rabbit, passato da Y Combinator. Dopo l’enorme pubblicità ottenuta dal CES 2024 la startup ha proposto il suo hardware ai clienti, ma le recensioni sono state spietate. Davide Soliani, tra i nomi più noti del panorama gaming italiano, non ha fatto sconti con tanto di post social. «Tecnicamente, si può definire frode. Pattumiera subito».

Questa è una delle diverse storie che in questi anni ha caratterizzato l’ecosistema dell’innovazione, in alcuni casi acciecato dalle promesse dell’Intelligenza artificiale. Una sorte peggiore è toccata a Humane, altra società che proponeva un sostituto dello smartphone con interfaccia vocale potenziata dall’AI, e che ha venduto buona parte dei propri asset a HP dopo anni di fatiche.
Ma torniamo alla crisi interna di Rabbit. La società ha comunicato che nel 2026 lancerà sul mercato un nuovo prodotto. Tom’s Guide ha però ricevuto una mail che denuncia una situazione non rosea: secondo un dipendente tre persone starebbero scioperando perché non ricevono lo stipendio da mesi e l’azienda è in ritardo nel pagamento dei fornitori.