«Di GreenRail ha parlato mezzo mondo. C’è stato un enorme interesse, più di qualsiasi startup italiana. Purtroppo, l’Italia non ha creduto in noi», racconta Giovanni De Lisi che con la sua startup rivoluziona le traverse ferroviarie, inventandone una fatta di plastica e gomma riciclata e in più in grado di generare energia.
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Un’intuizione che gli varrà tantissimi riconoscimenti in Italia e all’estero, tra cui la vittoria a SIOS Winter nel 2017, come Startup dell’Anno: «Arrivammo a SIOS all’apice della nostra crescita. Avevamo prodotti in fase di ricerca e sviluppo, e ho un bellissimo ricordo di quella vittoria. D’altronde, competevamo con startup come Satispay che avrebbe poi fatto round milionari. Poi non abbiamo raccolto quello che meritavamo».

Siciliano di nascita e trapiantato a Milano per studiare al Politecnico, inizia a lavorare come operaio in un cantiere ferroviario. Da lì diventa direttore di cantiere, lascia l’università dopo aver partorito l’idea di GreenRail. Oggi, a 40 anni, è tornato a Palermo, non è più amministratore delegato, ma socio, oggi a capo dell’azienda c’è Emanuele Occhipinti. Nel frattempo, si è sposato, ha due bambine, una di tre anni e l’altra di un anno e mezzo, con la fidanzata di sempre, che aveva conosciuto poco prima di fondare l’azienda.
Il cuore di chi non molla
Parla con grande trasporto e passione e ci racconta una storia di una startup che avrebbe potuto avere grandi sviluppi e invece ha subito involuzioni e arresti. Nel 2017 la prima commessa da 75 milioni da parte di SafePower1, società americana che avrebbe commercializzato i prodotti della startup in cinque stati: Illinois, Michigan, Indiana, Minnesota, Missouri e Wisconsin. La startup cresce fino a inglobare 21 dipendenti, oggi ne conta solo quattro. Di acqua sotto i ponti ne è passata tanta, tra speranze, incontri che avrebbero potuto cambiare la storia dell’azienda e delusioni che non hanno, tuttavia, mai abbattuto il suo animo da guerriero.
Tra questi un episodio: un grande operatore contatta De Lisi, avrebbe voluto realizzare una linea ferroviaria in Est Europa. Un affare da sei milioni di euro di traversine. Chiede solo una condizione per far partire l’affare: un test prodotto su una linea di alta velocità in Italia o in Europa, “Nessun player nelle ferrovie in Italia, come in Europa, ci ha offerto questa possibilità”, confida De Lisi.

La commessa di 75 milioni dove è finita?
Non hanno rispettato i pagamenti concordati e abbiamo dovuto chiudere i rapporti con loro, interrompendo quel contratto che, se rispettato, avrebbe cambiato la nostra storia.
Solo sfortuna o altro?
Ci sono stati più fattori concomitanti. Da una parte il timing: eravamo in anticipo sui tempi e ora vedo nascere nostri competitor in altre parti d’Europa. Poi una questione culturale e di resistenza al cambiamento: in sintesi, in Italia siamo riusciti a fare pochissimo, malgrado gli apprezzamenti di facciata. E poi lotte intestine. Purtroppo, ci sono stati scontri tra soci, gelosie e scelte sbagliate che hanno rallentato di molto il progetto di crescita.
«Eravamo in anticipo e ora vedo nascere competitor in Europa».
E ora?
Ora siamo tornati a metterci in marcia. Rispetto agli inizi, il prodotto oggi è certificato secondo le normative europee e americane, è stato installato sulla linea ferroviaria della Romagna e ha visto un’evoluzione tecnologica con la versione GreenRail Solar. Inoltre, stiamo lavorando con grossi player francesi anche per la produzione di traversine metropolitane. Apriremo un impianto industriale in Francia. Del futuro mi sento di dirti o che GreenRail non ci sarà più o che non sarà più in Italia. Conoscendo il mio carattere, sono sicuro che si realizzerà la seconda opzione.
Insomma, l’Italia ti ha lasciato un po’ di amaro in bocca?
Quando ero vice presidente di Italia Startup, oggi Innovup, l’ho proprio detto a Giuseppe Conte, allora Presidente del Consiglio. “Se fossimo nati all’estero oggi saremmo una multinazionale”. Negli stessi anni progetti simili al nostro venivano accolti dalle ferrovie svizzere, mentre in Italia per noi solo porte chiuse.

Come è cambiato l’ecosistema di innovazione italiano negli ultimi 10 anni?
Oggi possiamo dire che l’Italia nell’innovazione si gioca la sua partita in Europa, ma purtroppo scontiamo ancora un ritardo sul volume degli investimenti e anche un gap culturale.
Sei tornato a vivere a Palermo: una scelta di vita?
Sì, pensavo che dopo tanti anni a Milano non avrei più trovato il mio equilibrio in Sicilia. E invece con la nascita della seconda figlia abbiamo deciso di tornare a casa. Oggi quando posso lavoro in spiaggia a Mondello e ho dei ritmi di vita più sostenibili. Come socio di GreenRail, viaggio spesso in Francia e a Milano e lavoro anche come consulente. E poi passo una parte del mio tempo a rispondere su Linkedin ai tanti startupper che mi chiedono consigli.
«Se fossimo nati all’estero oggi saremmo una multinazionale»,
Vuoi condidiverne qualcuno con noi?
Fare startup è stata per me un’esperienza mostruosa che mi ha permesso di vivere 50 vite. Cosa ho capito? Intanto, devi circondarti solo di persone che hanno le competenze necessarie allo sviluppo del business e farne soci. Non mettere mai in azienda persone di cui non hai controllato le abilità. Inoltre, non fare mai società con amici. Se fai questi due errori rischi di metterti in beghe e guerre clandestine che rallentano il business, oltre a prosciugare le tue energie fisiche e mentali.
Giovanni De Lisi sarà uno dei protagonisti di SIOS25 Winter (Milano 17 dicembre 2025, Palazzo Mezzanotte) che chiude l’anno del decennale di SIOS con un’edizione che mette al centro l’essere umano come guida, criterio e motore del cambiamento.
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