Dove nasce l’innovazione italiana: Menarini, Exein e Tundr tra i premiati di EY 2025

Dove nasce l’innovazione italiana: Menarini, Exein e Tundr tra i premiati di EY 2025

L’edizione 2025 del Premio EY L’Imprenditore dell’Anno mette in scena un’Italia che sta finalmente accettando di giocare la partita globale sull’innovazione. L’immagine che arriva dalla cerimonia non è quella del classico capitalismo familiare che difende le proprie posizioni, ma quella di un sistema che si sta aprendo: grandi industrie che cercano idee fuori dal perimetro aziendale, scaleup che operano nel deep tech più avanzato, startup che traducono in tecnologia problemi molto concreti del mondo del lavoro.

Tre premi raccontano meglio di altri la direzione che sta prendendo l’innovazione nel Paese: Menarini, vincitrice del nuovo riconoscimento Shape The Future; Exein, scelta come migliore scaleup; Tundr, premiata come startup dell’anno. Tre profili diversi, uniti da un filo comune: l’innovazione reale oggi nasce dove capacità industriale, tecnologia e cultura del rischio si incontrano. Non è un caso che in questa triangolazione convivano una big pharma globale e due giovani imprese, con quest’ultime che stanno crescendo a ritmo decisamente superiore al mercato domestico.

Menarini alla ricerca delle idee migliori

Il premio EY Shape The Future, assegnato a Lucia e Alberto Giovanni Aleotti, azionisti e Consiglieri di Amministrazione del Gruppo Menarini, riconosce una direzione culturale prima ancora che industriale: la consapevolezza che l’innovazione farmaceutica oggi nasce soprattutto fuori dalle mura aziendali, grazie all’open innovation

È un cambio di paradigma che nel settore life science non è più un’opzione, ma una necessità. La narrativa sulla grande impresa che innova da sola appartiene al passato. Menarini ha formalizzato un approccio ormai indispensabile: cercare le tecnologie più promettenti fuori dai propri confini, spesso in startup e biotech internazionali.

La ricerca delle nuove molecole e delle piattaforme tecnologiche più promettenti è sempre più distribuita. Come spiegano i due vincitori a StartupItalia, a margine dell’evento, la discovery esclusivamente interna “non è più un modello esistente”: oggi la fase iniziale passa quasi sempre altrove. È in questo vuoto, tra ricerca accademica e sviluppo industriale, che Menarini sceglie di intervenire: acquisendo asset selezionati, collaborando su piattaforme di intelligenza artificiale e integrando la ricerca esterna (magari condotta da piccole biotech o da team universitari) nei propri processi industriali.

È un approccio che si traduce in un vero scouting globale: un comitato dedicato analizza tecnologie early-stage, oggi sempre più spesso anche piattaforme di AI per l’identificazione e il design di molecole, ma anche progetti di trasferimento tecnologico ancora in fase pre-competitiva. E qui entra in gioco l’ecosistema startup: rapido, sperimentale, disposto a rischiare in un settore dove i cicli di sviluppo sono lunghi e i fallimenti possono essere costosi. Menarini vede in questo bacino un reservoir di competenze e idee praticamente inesauribile. 

La capacità di integrarlo è ciò che distingue le imprese che cercano di “anticipare le sfide del domani” da quelle che ne inseguono gli effetti. È esattamente il motivo per cui la EY ha scelto di premiare il gruppo con uno dei riconoscimenti più significativi della serata.

Cosa fa Exein

Il premio destinato alla migliore scaleup va a Exein, ed è difficile pensare a un riconoscimento più meritato. L’azienda fondata da Gianni Cuozzo ha costruito in pochi anni una piattaforma di sicurezza per i dispositivi embedded che oggi protegge 1,5 miliardi di device nel mondo, collaborando con colossi come Mediatek, Qualcomm e NXP. 

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La sua storia imprenditoriale non nasce da una intuizione improvvisa, ma da una lunga familiarità con il low-level. “Mi occupavo di firmware dai tempi delle community XDA, modificando ROM e osservando come un cambiamento software potesse alterare il comportamento dell’hardware» racconta Cuozzo a StartupItalia. Un imprinting che torna utile anni dopo, dopo esperienze nella cybersecurity e una prima exit, quando si rende conto che il mondo IoT stava convergendo verso piattaforme più standardizzate (Linux e ARM) creando finalmente lo spazio per una soluzione scalabile. 

Gianni Cuozzo, CEO di Exein, a EY 2025
Gianni Cuozzo, fondatore di Exein

Il salto, però, arriva con la visione industriale. Cuozzo decide che vuole costruire una tecnologia scalabile, non un servizio: qualcosa che risolva un problema reale del mercato, e che possa farlo su scala planetaria. Una tecnologia proprietaria, open source e integrabile a livello di chip. Da Roma a Taipei, passando per San Francisco, oggi Exein lavora con il 40 per cento delle Fortune 500 e opera in quattro continenti, con un team snello da appena 70 persone.

“L’Italia fatica a essere percepita come un Paese da cui può arrivare software di sicurezza avanzato. Noi abbiamo superato questo pregiudizio con una tecnologia superiore”, spiega il founder. Il premio EY certifica un percorso globale, ma soprattutto dimostra come anche nel deep tech più complesso si possa partire dall’Italia senza rinunciare all’ambizione.

Tundr, la startup del welfare aziendale

Il Premio Startup EY 2025 va a Tundr, una fintech che ha deciso di affrontare uno dei settori più congestionati dell’HR tech: il welfare aziendale. Lo ha fatto ribaltando l’approccio: invece di partire dall’app, dai cataloghi o dai marketplace di benefit, ha scelto di partire dallo strumento più quotidiano e universale che ci sia. Una carta di pagamento.

“È nato tutto da un’esperienza personale” spiega a StartupItalia il CEO, Giorgio Seveso. “Al mio primo lavoro mi viene erogato un pacchetto welfare che però non sentivo vicino ai miei bisogni. Era poco fruibile. Allora ho guardato cosa succedeva all’estero e ho visto realtà fintech che usavano tecnologie di pagamento per semplificare tutto”. 

Giorgio Seveso, CEO di Tundr, a EY 2025
Giorgio Seveso, CEO di Tundr

La soluzione di Tundr è un abilitatore fintech che smaterializza l’erogazione dei benefit e li rende utilizzabili ovunque, senza dover entrare in piattaforme, programmare acquisti o adattarsi all’offerta predefinita. Carte Mastercard integrate con un sistema che garantisce spendibilità estremamente ampia: GDO, carburanti, mobilità green, e-commerce, discount. Una flessibilità che Seveso considera essenziale, perché i bisogni dei lavoratori cambiano nel tempo e servono strumenti che possano adattarsi.

“Il nostro payoff è semplice: tutti hanno già una carta nel portafoglio. Per la prima volta il welfare parla la lingua del dipendente”, continua Seveso. I numeri raccontano il resto: 500 aziende clienti, 60.000 carte distribuite, più di 9 milioni di euro raccolti, un team raddoppiato in meno di un anno. La logica è quella di un circolo virtuoso: più il dipendente usa e apprezza lo strumento, più l’azienda è incentivata ad ampliare l’offerta.

Con la prospettiva, nel futuro prossimo, di spingersi oltre i fringe benefit e sfruttare il peso specifico dell’azienda per offrire ai dipendenti l’accesso anche ad altri servizi finanziari. Sempre tenendo la barra dritta sulla stella polare dell’offerta: la semplicità di accesso e utilizzo di questi strumenti.

Tutti i vincitori dei premi EY 2025

Accanto ai tre riconoscimenti più legati all’innovazione, EY ha assegnato numerosi premi che tracciano l’altra faccia del capitalismo italiano: quello delle imprese familiari, della manifattura specializzata, della sostenibilità operativa.

A Francesco Nalini e Carlotta Rossi Luciani (CAREL Industries) è andato il Premio EY L’Imprenditore dell’Anno 2025, giunto ormai alla sua ventottesima edizione, per la trasformazione di un’impresa familiare in un gruppo multinazionale presente in oltre 80 Paesi. Anche il premio Family Business è stato assegnato per celebrare un successo italiano nel mondo: se l’è aggiudicato Carlo Molteni (Molteni Group), ambasciatore del nostro design.

Massimo Carrara (Cartiere Carrara) si è invece portato a casa il riconoscimento Sustainable Business Model per aver integrato la sostenibilità nel cuore del modello industriale della sua impresa, mentre Vincenzo Divella (Divella) ha visto riconosciuto l’impegno per l’Italian Heritage per aver trasformato tradizione e territorio in un progetto di espansione globale.

Infine, a Claudia, Alessandra e Marcello Persico (Persico Group) è andato il premio Engineering Excellence per l’eccellenza ingegneristica applicata a settori eterogenei, mentre ad Alessandro Spaggiari (SPAL Automotive) quello Process Excellence per la capacità di crescere attraverso tre generazioni mantenendo un modello produttivo integrato.

La serata EY 2025, al netto delle celebrazioni, restituisce una fotografia interessante: l’innovazione italiana non è più solo questione di family business evoluti o di manifattura di alta gamma. Accanto ai grandi nomi della tradizione industriale, si fanno spazio startup che trasformano settori tradizionali in nuovi verticali fintech, scaleup che collaborano con i chipmaker globali ed emergono in un deep tech competitivo, e gruppi farmaceutici che vedono nell’open innovation una necessità strategica.

La tensione tra stabilità del tessuto produttivo e irrequietezza dell’ecosistema startup è diventata finalmente un valore, non un conflitto. I premiati mostrano un’Italia che, quando vuole, riesce a combinare radici industriali e nuove traiettorie tecnologiche. Un Paese che non si limita a rincorrere il cambiamento, ma che prova a costruirlo.