Una nota catena di fast food per diverso tempo ha pubblicizzato la convenienza dei propri prodotti sfruttando l’iconica immagine della nonna che, rimasta ancorata al valore del denaro nei ‘bei tempi andati’, regalava al nipotino pochi spicci. Utili forse per comprare un hamburger ma poco altro. Chissà se gli anziani che oggi risultano beneficiari di pensioni minime prenderanno col medesimo spirito positivo il fatto che gli aumenti di gennaio per tanti ammonteranno ad appena 3 euro e pochi spicci al mese.
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Pensioni minime, l’affondo dei sindacati
«Le pensioni minime aumenteranno di 3,12 euro, passando da 616,67 a 619,79 euro», denunciano infatti dagli uffici Previdenza della Cgil nazionale e dello Spi Cgil in base ai calcoli fatti sul decreto del 19 novembre 2025 relativo alla perequazione delle pensioni con decorrenza dal 1° gennaio 2026, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 277 lo scorso 28 novembre.

Andrà “meglio” a chi nel 2025 percepiva 632 euro netti e «passerà invece nel 2026 a 641 euro netti, solo 9 euro in più al mese; una pensione di 800 euro netti crescerà anch’essa di soli 9 euro mensili, da 841 a 850 euro; una pensione da 1.000 euro netti aumenterà di soli 11 euro al mese; mentre una pensione di 1.500 euro lordi, dopo la tassazione, crescerà di appena 17 euro mensili».
Aumenti a dir poco avvilenti, come infatti viene sottolineato a margine dell’analisi: «Numeri che parlano da soli e che dimostrano come non solo non si recuperi la perdita accumulata, ma si prosegua su una strada che impoverisce ulteriormente chi vive già con redditi insufficienti».