Birra Corona si sgasa. Troppa paura di essere beccati dalla temibile polizia dei rimpatri, i latinos non fanno più feste

Birra Corona si sgasa. Troppa paura di essere beccati dalla temibile polizia dei rimpatri, i latinos non fanno più feste

Mentre gli account social dello United States Immigration and Customs Enforcement, la polizia federale responsabile del controllo dell’immigrazione non sono mai stato tanto attivi e, rispecchiando lo zelo che ha imposto Donald Trump agli agenti, martellano continuamente con foto, video e notizie di operazioni d’arresto anche feroci e brutali, i conti della birra Corona colano a picco. Le due cose solo apparentemente sarebbero scollegate.

ice usa
Immagine tratta dai social dell’ICE

Birra Corona liscia, senza ICE

Scrive infatti la CNN: “molti consumatori latinoamericani, sia legali sia irregolari, hanno paura di avventurarsi in pubblico, in negozi, ristoranti e bar, a causa delle misure di controllo dell’immigrazione. Grandi feste e celebrazioni, dove spesso scorreva birra a fiumi, sono state ridimensionate o annullate”.

Risultato? Le vendite di Constellation Brands, che ha in portafogli diversi marchi amati dagli ispanici come le birre Modelo, Pacifico e Corona, sono crollate. Proprio Modelo ha perso il suo posto tra le birre più vendute a favore di Michelob Ultra e quest’anno le sue azioni sono scese di quasi il 40%, posizionandola tra le aziende con le peggiori performance nell’indice S&P 500.

No party, no birra Corona

Le spedizioni di birra ai rivenditori statunitensi sono crollate dell’8,7% nell’ultimo trimestre e si prevede che diminuiranno fino al 4% nell’anno fiscale 2026. Constellation – riporta la testata americana – ha avvertito gli investitori nella sua dichiarazione annuale sui titoli ad aprile che i cambiamenti nelle leggi sull’immigrazione e nella loro applicazione “che hanno un impatto sui consumatori, in particolare sui consumatori ispanici”, rappresentano un rischio per la sua attività.

corona
Una pubblicità americana di Birra Corona

Il rapporto di causa – effetto per la testata sarebbe evidente: “i latinoamericani rappresentano circa la metà dei clienti della birra di Constellation” mentre “la California, che ospita la più grande popolazione latinoamericana d’America e uno dei principali obiettivi delle incursioni dell’Immigration and Customs Enforcement degli Stati Uniti, è anche il mercato più grande di Constellation”.

La paura del resto tra gli ispanici è alle stelle: i social dell’ICE e le emittenti filogovernative, a iniziare da Fox News, veicolano 24 ore su 24 i video spesso cruenti di arresti e rimpatri, sottolineando la celerità e l’infallibilità di tali operazioni così da far sentire braccati persino chi ha un regolare permesso di soggiorno.

La sensazione generale è che non ci sia ‘carta verde’ che tenga per chi ha la pelle un po’ troppo scura. Il presidente Trump ha autorizzato la polizia a operare al di sopra della legge e giustifica ogni azione di forza con parole sempre più sprezzanti e grondanti d’odio. Con riferimento agli immigrati somali ha detto: «Non li voglio nel nostro Paese. Andremo nella direzione sbagliata se continueremo ad accogliere quest’immondizia». A spaventare i latinos non è solo l’uso indiscriminato della violenza, ma anche il fatto che le azioni della polizia vengano effettuate in modo rapace, senza alcun controllo da parte della magistratura e senza possibilità di appello.

Chi viene fermato semplicemente sparisce: non ha più modo di mettersi in contatto coi propri familiari né tanto meno contattare un avvocato, viene prelevato con ciò che ha addosso e costretto a lasciare il Paese. Non è chiaro dove venga spedito né quanti giorni di detenzione faccia prima di ritrovarsi alla frontiera. I diritti umani sono regolarmente calpestati. E così pure gli ispanici regolari provano a evitare bar e luoghi troppo affollati nel timore di finire preda di queste retate altamente spettacolarizzate che vengono eseguite sempre a favore di telecamera e smartphone. Per questo non di rado la cittadinanza si frappone tra gli immigrati e l’ICE, come avvenuto nel week-end lungo del Ringraziamento a New York.

Trump si prepara ad attaccare il Messico?

Nel frattempo sulla scrivania dello Studio Ovale il candidato in pectore del Nobel per la Pace pare preparare una doppia offensiva militare: la prima, ben nota, contro il Venezuela, la seconda secondo un’esclusiva di NBC News proprio contro il Messico, con l’obiettivo dichiarato di colpire direttamente i cartelli della droga. Se quest’atto di guerra nei confronti dello Stato confinante si concretizzasse, peggiorerebbero ovviamente i rapporti tra Washington e Città del Messico e i messicani presenti negli USA rischierebbero di finire vittima di rimpatri di massa.

Non c’è insomma pace per birra Corona, marchio che negli ultimi anni è già stato vittima di alcune vicissitudini paradossali, come quando in piena pandemia smise di essere acquistata per via del nome che ricordava il Coronavirus. “Le difficoltà dell’azienda – riporta sempre la CNN – dimostrano come le politiche sull’immigrazione del presidente Donald Trump abbiano avuto ripercussioni inaspettate sull’economia e sulle aziende americane”.

Anche altri colossi aziendali starebbero soffrendo. Burlington, Wingstop, Colgate-Palmolive, PepsiCo per la testata statunitense hanno tutti segnalato un calo delle vendite nei negozi e nei ristoranti nei quartieri a forte presenza latina. Ma non sembra essere un problema che impensierisce la Casa Bianca.