Ogni impresa ha un modo diverso di lasciare traccia: c’è chi ricuce, chi rigenera, chi costruisce. Rifò, Latteria Agricola San Pietro e Diasen arrivano in finale alla Benefit Competition proprio perché incarnano queste tre forze complementari: la capacità di dare nuova vita alle materie, di restituire energia ai territori e di immaginare spazi più sani per le comunità. Tre approcci diversi, un’unica direzione: trasformare il fare impresa in un impatto che dura.
È dentro questa visione che prende forma la Benefit Competition, l’iniziativa del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) nata per diffondere la cultura delle Società Benefit e valorizzare le realtà che hanno scelto di unire competitività e impatto positivo. A Milano si è svolta la prima tappa di un percorso che, dal 2025 al 2027, attraverserà l’Italia con cinque tappe territoriali e una finale nazionale.
La giuria territoriale ha selezionato tre progetti distinti per coerenza, scalabilità, impatto e capacità innovativa: primo posto a Rifò, realtà toscana della moda circolare; secondo posto a Latteria Agricola San Pietro, cooperativa lombarda impegnata nella sostenibilità ambientale e sociale; terzo posto a Diasen, azienda marchigiana che sta reinventando l’edilizia in chiave naturale e ad alta efficienza.
Per la tappa milanese sono arrivate 78 candidature da tutta Italia: il 90% da imprese già costituite come Società Benefit, segno della maturità crescente del modello, e quasi il 60% dalle PMI, a dimostrazione che l’impatto può nascere e scalare anche in realtà di piccole dimensioni.
Per capire meglio cosa significhi costruire valore in questo modo, abbiamo raccolto le impressioni delle tre realtà finaliste, ascoltando visioni, ambizioni e sfide del loro percorso.
Rifò: moda circolare che genera inclusione e competenze
Rifò, azienda toscana – Società Benefit dal 2025, è un brand di moda circolare che realizza capi a km0 con materiali riciclati e riciclabili. Il suo modello unisce filiere locali, artigianato e percorsi di inclusione, trasformando il territorio in parte integrante del processo creativo.
“La Benefit Competition per noi è stata un’occasione preziosa di confronto e di crescita – commenta Eleonora Marini, responsabile del team di comunicazione di Rifò -. Entrare in un contesto di aziende etiche ti costringe a guardarti con occhi nuovi, a misurare meglio ciò che fai e a fissare obiettivi più chiari grazie al valore degli stimoli che trovi, delle conversazioni che nascono e della consapevolezza che non sei solo a provare a generare cambiamento. È stato bello incontrare realtà molto diverse tra loro – giovani come noi o strutturate da decenni – tutte animate da una passione sincera. Il nostro percorso va avanti indipendentemente dal premio, ma questa esperienza ci ha dato un impulso in più. Vogliamo far evolvere il progetto sociale che portiamo avanti da tre anni, dedicato all’integrazione dei migranti nel distretto tessile, e il nostro sogno è creare un vero maglificio sociale: una produzione che abbia un valore economico ma anche umano, che coinvolga persone con fragilità e contribuisca a salvare mestieri che rischiano di scomparire”.
Latteria Agricola San Pietro: energia pulita, welfare e rigenerazione territoriale
La Latteria Agricola San Pietro, cooperativa lombarda diventata Società Benefit nel 2024, ha ripensato la propria identità mettendo insieme sostenibilità, innovazione tecnologica e welfare. È oggi un esempio di come l’agroalimentare possa generare valore ambientale e sociale lungo tutta la filiera.
“La Benefit Competition è stata l’occasione per dare una forma strutturata a un percorso che San Pietro viveva già da tempo – commenta Simona Rotondo, Quality and Export Manager -. Lavoriamo in un territorio prezioso, in mezzo ai prati stabili, e da lì nasce il nostro impegno verso comunità, ambiente e persone. La competition ci ha aiutato a mettere ordine, misurare meglio ciò che facciamo e renderlo tangibile anche all’esterno: ha rafforzato la nostra governance e valorizzato progetti come l’energia rinnovabile, l’educazione e la tutela della biodiversità. Essere una società benefit non è un’etichetta: è uno stile di lavoro e di vita che riguarda non solo chi lavora in azienda, ma la comunità intera. Il supporto ricevuto prima dell’evento è stato fondamentale per prepararci e capire come raccontare al meglio il nostro progetto. Ora puntiamo alla finale nazionale con una nuova consapevolezza e la volontà di continuare su una strada che sappiamo essere quella giusta”.
Diasen: edilizia naturale per città più sane e resilienti
Diasen, società benefit marchigiana e B Corp dal 2017, ha portato di fronte alla giuria un approccio pionieristico all’edilizia sostenibile. L’iniziativa COMFORT DOMUS propone pitture e rivestimenti riflettenti e fotocatalitici che riducono gli inquinanti, mitigano le temperature negli edifici e migliorano la qualità della vita negli spazi urbani.
“Il livello delle realtà finaliste è altissimo: questo primo round ci restituisce l’immagine di una comunità di imprese che vive davvero la propria identità Benefit come una missione – spiega Gian Pietro Simonetti, responsabile marketing, comunicazione e risorse umane -. Anche noi operiamo in una nicchia complessa, affollata di grandi player, e proprio per questo difendiamo con convinzione il nostro valore distintivo: restituire al territorio ciò che ci dà, creare relazioni e generare beneficio concreto. La Competition ha mostrato quanto un network di società Benefit possa diventare una forza trasformativa. Conoscersi, parlarsi, scoprire visioni affini: anche un finalista che non arriva sul podio può diventare un alleato con cui costruire qualcosa di nuovo. Il fatto che il Ministero, con il supporto di Invitalia, promuovano questo percorso dà il senso di un interesse pubblico reale verso un altro modo di fare impresa. Questa esperienza ci ha rafforzato, spingendoci ad andare oltre: tutelare ecosistemi fragili, innovare prodotti che migliorano la salute degli spazi e contribuire alla costruzione di un vero sistema di incentivi per le imprese Benefit. Mi ha colpito la passione sincera degli altri finalisti. Dimostra che un’economia diversa è possibile. La sfida ora è far crescere questa cultura anche nei settori industriali tradizionali”.