Colpire tutti nel tentativo di assestare qualche colpo anche alla Cina. Ha del paradossale l’emendamento alla manovra che punta a estendere la tassa di 2 euro a tutte le spedizioni di modico valore, fino a 150 euro, indipendentemente dalla loro provenienza. La ratio del balzello era infatti in origine quello di tutelare il made in Italy rendendo meno conveniente lo shopping compulsivo sugli store online cinesi.
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La tassa per favorire gli store italiani diventa un pacco?
Ma se l’Italia si fosse limitata a impallinare solo le consegne in arrivo da territori extra-Ue si sarebbe di fatto trattato di un dazio, terreno di spettanza comunitaria. Per non attuare invasioni di campo, perciò, la Legge di Bilancio potrebbe essere modificata in modo da tassare tutte le spedizioni. Così facendo, però, si perde la logica di rendere meno conveniente lo shopping di merci che arrivano dalla Cina e si finisce solo per versare soldi senza un vero e proprio motivo nelle casse dello Stato.

Secondo l’Ansa, inoltre, in queste frenetiche ore che precedono l’approvazione finale alla legge di Bilancio, da ottenere entro fine mese, si punterebbe a un raddoppio della Tobin tax: l’imposta sulle transazioni finanziarie passerebbe infatti nel 2026 dallo 0,2% allo 0,4%. Le misure su cui sta lavorando direttamente il ministero dell’Economia, spiegano le fonti, rientrano tutte in una logica di autocompensazione finanziaria.
Sugli affitti brevi, la prima casa godrà anche nel 2026 della cedolare secca al 21%, la seconda al 26%, mentre in caso di terza casa si passerà direttamente alla tassazione sul reddito di impresa, finora prevista a partire dal quinto immobile.