«Le tecnologie utilizzate e gestite a fini investigativi penali vengono in parte riutilizzate per rintracciare le nonne da espellere». Questo è quanto riferito al Financial Times da Scott Shuchart, ex vicedirettore dell’ICE. La United States Immigration and Customs Enforcement è diventata nota nell’ultimo anno perché il Presidente USA Donald Trump ha messo in campo tutte le proprie forze, militari e tecnologiche, per portare avanti il suo piano di espulsione di immigrati. La testata ha svolto una approfondita inchiesta, partendo da un caso singolo di una donna arrestata da agenti dell’ICE, per mostrare come Washington abbia messo in piedi una macchina che raccoglie dati da ogni tipo di fonte.

Il piano di Trump per le deportazioni
Come ha riferito il Financial Times con l’avvio del secondo mandato di Trump le agenzie di intelligence e di sicurezza hanno ricevuto l’ordine di supportare l’ICE per raggiungere l’obiettivo di 1 milione di espulsioni entro il primo anno di presidenza del tycoon alla Casa Bianca. In questi mesi i video sui social hanno mostrato le forze messe in campo e in moltissimi casi la brutalità con cui le persone vengono fermate e arrestate, talvolta mentre sono sul luogo di lavoro.
Sappiamo quanto gli Stati Uniti abbiano cambiato approccio alla sicurezza nazionale, puntando sui dati, dopo l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001. Da allora è emerso, anche grazie a inchieste giornalistiche, la pervasività dei sistemi di controllo a disposizione degli USA per controllare la popolazione e non solo. In questo momento storico dati come contratti, documenti, riconoscimenti facciali, test del DNA, telecamere e molto altro vengono gettati in pasto a sistemi molto potenti. E anche grazie all’AI permettono alle autorità di trovare le persone da espellere.

E c’è chi ha parlato di un sistema di sorveglianza di massa, infrastruttura che finora eravamo abituati ad associare alle autocrazie o alle dittature, come in Cina. Tutto questo ha un costo: nella stessa inchiesta del FT, è emerso che nel 2025 l’ICE ha speso almeno 353 milioni di dollari in contratti di sorveglianza (+27% rispetto al 2024). Trump ha poi stanziato per l’ICE 29 miliardi di dollari per le sue operazioni, risorse che si sono aggiunte ai budget annuali.

La tech company a fianco dell’ICE
In questo scenario spicca il nome di uno dei gioielli della difesa e dell’intelligence americana, Palantir. Fondata a inizio millennio da Peter Thiel, questa società ha supportato l’ICE per realizzare strumenti di sorveglianza, come il Falcon. Sembrerebbe che le intenzioni siano quelle di sviluppare tecnologie ancora più potenti per capire quali sono le persone da espellere.

Dalla campagna elettorale per le presidenziali 2024 è chiaro lo spostamento delle Big Tech sulla linea MAGA. Le multinazionali americane hanno buttato nel cestino le politiche DEI su inclusione e diritti, messo da parte la moderazione dei contenuti sui social e supportato la candidatura del tycoon. Il giorno dell’insediamento i Ceo erano in prima fila ad applaudire il repubblicano. In cambio cosa hanno ottenuto? Una deregulation sull’AI, investimenti massicci nel comparto e l’impegno di Trump a difendere i loro interessi, in primis contro le multe dell’Unione Europea.

I critici hanno denunciato il servilismo e l’opportunismo mostrati dalle Big Tech rispetto a Trump, che è riuscito perfino a contenere Musk, l’uomo più ricco del mondo. Con l’avanzata dell’AI e i rischi per i posti di lavoro, specie quelli meno qualificati, ci si interroga su quale potrebbe essere il futuro per gli Stati Uniti.