Grok e il caso delle fake news sulla sparatoria di Sydney: le accuse contro l’AI di Elon Musk dopo l’attentato a Bondi Beach

Grok e il caso delle fake news sulla sparatoria di Sydney: le accuse contro l’AI di Elon Musk dopo l’attentato a Bondi Beach

L’attentato a Bondi Beach, a Sydney, è stato il più grave degli ultimi decenni in Australia. Sono state uccise 15 persone e ne sono state ferite 40. La notizia ha fatto il giro del mondo lo scorso week end e, come prevedibile in casi simili, le notizie false hanno finito con il diffondersi sui social network e in generale su internet. Fino a qualche anno fa, le fake news venivano alimentate soprattutto sulle piattaforme, ma oggi parte del flusso va attribuito anche ai chatbot di Intelligenza artificiale. Sta facendo discutere infatti la quantità di risposte false generate da Grok, tecnologia della xAI di Elon Musk, su quanto accaduto sabato scorso.

grok

Cosa ha detto di sbagliato Grok sull’attentato a Sydney

Gizmodo si è occupata in maniera approfondita della vicenda, evidenziando i casi in cui nelle ultime ore Grok non solo ha riferito informazioni sbagliate, ma ha contribuito a inquinare il dibattito online sulla tragedia. Il video più virale delle ultime ore mostra l’eroismo del 43enne Ahmed al Ahmed, che blocca alle spalle uno degli attentatori per poi disarmarlo. Interrogato per avere informazioni sul filmato, Grok ha risposto così: «Sembra trattarsi di un vecchio video virale che mostra un uomo che si arrampica su una palma in un parcheggio, forse per potarla, causando la caduta di un ramo che danneggia un’auto parcheggiata».

Ancora più imbarazzante è un’altra informazione che riguarda un fotogramma che ritrae sempre Ahmed al Ahmed. Grok sostiene che la persona sia un israeliano sequestrato da Hamas in occasione del pogrom del 7 ottobre 2023. I casi di disinformazione sono diversi e ribadiscono una cosa ovvia: l’AI è uno strumento potente, ma allo stesso tempo fragile. In occasioni del genere conosciamo i rischi che si corrono con fake news e informazioni male interpretate.

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Elon Musk un tempo era l’imprenditore che chiedeva una moratoria allo sviluppo dell’AI perché, così diceva, i rischi per l’umanità erano troppo alti. Poi è successo che l’uomo più ricco del mondo, ex cofounder di OpenAI, ha deciso di entrare nella partita con la sua xAI e lottare contro la cultura woke e del politicamente corretto, abbattendo i limiti in nome del free speech. Quel che è certo è che la moderazione dei contenuti online per limitare i danni è un tentativo definitivamente archiviato dalle Big Tech.