Nelle scorse ore iRobot ha attivato il cosiddetto Chapter 11, previsto dal diritto statunitense, per avviare la procedura fallimentare e proseguire nella soluzione alla crisi dell’impresa USA nota per aver messo sul mercato il robot aspirapolvere Roomba. Con 35 anni di storia alle spalle, sappiamo quel che accadrà nel giro dei prossimi mesi.
Cosa succede ora ad iRobot?
La società sarà acquisita al 100% dalla compagnia cinese Picea Robotics e poi delistata. Tutto si dovrebbe completare entro i primi mesi del 2026. Per il momento i clienti che hanno prodotti iRobot dovrebbero stare tranquilli dal momento che funzionalità e aggiornamenti saranno regolarmente garantiti.

iRobot, la storia: Amazon stava per comprarla, ma l’UE…
Fondata nel 1990 a Bedford, nello Stato del Massachusetts, dall’esperto di robotica del MIT Rodney Brooks e dai suoi ex studenti Colin Angle e Helen Greiner, iRobot ha rappresentato uno dei grandi brand americani nel settore degli elettrodomestici intelligenti. La quotazione è avvenuta 20 anni fa, nel 2005, con una IPO da 103,2 milioni di dollari.

Nel 2015 l’azienda si è espansa, con un ramo attivo perfino nel venture capital per investire in startup e società innovative. Nel 2022 si è concretizzata l’offerta di acquisizione da parte di Amazon per 1,7 miliardi di dollari: sarebbe stata all’epoca la quarta più grande operazione del colosso di Seattle. Ma, come ha evidenziato TechCrunch, l’Unione Europea si è messa di traverso temendo un monopolio sul proprio marketplace.
L’accordo è sfumato, Amazon ha pagato una penale e iRobot ha visto crollare le sue azioni. Sono seguiti anche tagli ingenti al personale (-31%). Da allora è stato, come ha spiegato la stessa testata americana, un collasso in slow motion. Picea, con sede a Shenzhen in Cina, è il principale fornitore nonché finanziatore di iRobot. E nei prossimi tempi rileverà l’intera azienda.