L’Emilia Romagna ha scelto di seguire l’esempio della Toscana, la Regione che ha fatto da apripista a nuove regole per limitare il fenomeno e soprattutto le criticità degli affitti brevi nelle grandi città turistiche. Poche ore dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha respinto le istanze avanzate dal governo in merito alla legge regionale della Toscana, l’Emilia Romagna ha approvato un testo che va nella medesima direzione.

Affitti brevi: cosa ha deciso l’Emilia Romagna
La finalità del testo approvato dal Consiglio Regionale è «dare un quadro normativo che consenta ai Comuni, in base alle diverse necessità, di agire con maggiore efficacia, tutelando il diritto alla casa, ma anche preservando la vocazione turistica dei territori», come hanno spiegato l’assessora regionale al Turismo, Roberta Frisoni, e l’assessore regionale alla Casa, Giovanni Paglia.

Uno dei punti centrali del testo approvato in Emilia Romagna è contenuto nell’articolo 4 che ha introdotto la destinazione d’uso urbanistica per gli affitti brevi. Tutti i proprietari degli immobili che vengono infatti affittati con questa formula dovranno infatti cambiare la destinazione residenziale. Inoltre sarà richiesto il rispetto di una serie di requisiti di sicurezza.
Per quanto riguarda i centri storici, messi sotto pressione dai flussi turistici, , «il piano può altresì stabilire la percentuale massima di unità immobiliari che possono essere destinate a locazione breve negli edifici aventi destinazione prevalentemente residenziale». In caso di mancato adempimento degli obblighi gli host rischiano multe fino a 8mila euro. La proposta prevede inoltre di consentire ai comuni di ricorrere alla leva fiscale dei contributi di costruzione per incentivare o disincentivare l’insediamento delle locazioni brevi.