Nike ha le scarpe slacciate e rischia di inciampare nei dazi? Cosa ci dicono i numeri dell’ultima trimestrale

Nike ha le scarpe slacciate e rischia di inciampare nei dazi? Cosa ci dicono i numeri dell’ultima trimestrale

Nike, noto marchio di abbigliamento sportivo guidato da Elliott Hill, ha diffuso i risultati del trimestre chiuso al 30 novembre 2025: i ricavi si sono attestati a 12,4 miliardi di dollari, in crescita dell’1% su base riportata e sostanzialmente stabili a cambi costanti. Il contributo maggiore è arrivato dal canale Wholesale, con vendite pari a 7,5 miliardi, in aumento dell’8%, mentre le vendite Nike Direct sono scese a 4,6 miliardi, registrando un calo dell’8% a causa soprattutto della flessione del digitale e dei negozi diretti.

I dazi di Trump danneggiano i conti di Nike

Il margine lordo è sceso di 300 punti base al 40,6%, penalizzato principalmente dall’aumento dei dazi in Nord America voluti dal presidente statunitense Donald Trump. L’utile netto è diminuito del 32% a 792 milioni di dollari, con un utile per azione diluito di 0,53 dollari, anch’esso in calo del 32%.

Sul fronte dei costi, le spese di demand creation sono aumentate del 13% a 1,3 miliardi, per maggiori investimenti in marketing e sponsorizzazioni sportive, mentre le spese operative generali sono diminuite del 4%. L’EBIT trimestrale è sceso del 29% a 990 milioni, con un margine dell’8%.

Dal punto di vista patrimoniale, le rimanenze sono diminuite del 3% a 7,7 miliardi di dollari, mentre cassa e investimenti a breve si sono ridotti a 8,3 miliardi, anche per effetto di dividendi, buyback e rimborsi di debito. Nel trimestre Nike ha distribuito 598 milioni di dollari agli azionisti tramite dividendi, confermando una politica di remunerazione in crescita. Dati in chiaroscuro che paiono agitare gli investitori col titolo che cede il 10% nel pre market USA dopo la chiusura di ieri a 65,63 dollari, lasciando presagire una seduta difficile alla Borsa di New York.