Gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni a cinque figure europee note per il loro impegno a favore di una regolamentazione più stringente del settore tecnologico. Tra queste compare anche l’ex commissario europeo Thierry Breton, al quale Washington ha vietato l’ingresso nel Paese.
Secondo il dipartimento di Stato americano, le iniziative portate avanti da questi attori costituirebbero forme di “censura” e risulterebbero contrarie agli interessi nazionali.
In una nota ufficiale, il dipartimento ha accusato «attivisti radicali e Ong che operano come gruppi di pressione» di aver promosso misure repressive che colpirebbero in particolare le aziende statunitensi. Ecco che cosa denuncia esattamente.
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Chi sono le persone sanzionate?
Breton, indicato da Washington come l’“architetto” del Digital Services Act — la normativa europea che impone nuovi obblighi di moderazione dei contenuti e tutela dei dati alle grandi piattaforme digitali — è stato spesso protagonista di scontri pubblici con figure di spicco della tecnologia, tra cui Elon Musk, sul rispetto delle regole Ue.
Negli ambienti conservatori americani, il DSA è percepito come uno strumento volto a limitare le voci della destra, un’accusa che l’Unione europea respinge con decisione. Oltre a Breton, le sanzioni colpiscono anche Anna-Lena von Hodenberg e Josephine Ballon della ong tedesca HateAid, Clare Melford del britannico Global Disinformation Index e Imran Ahmed, fondatore del Center for Countering Digital Hate con sede a Londra.
«È tornata la caccia alle streghe di McCarthy?», ha scritto Breton su X.
Is McCarthy’s witch hunt back?
As a reminder: 90% of the European Parliament — our democratically elected body — and all 27 Member States unanimously voted the DSA
To our American friends: “Censorship isn’t where you think it is.”
— Thierry Breton (@ThierryBreton) December 23, 2025
“Ricordiamo che il 90% del Parlamento europeo, il nostro organo democraticamente eletto, e tutti i 27 Stati membri hanno approvato all’unanimità il Digital Services Act. Ai nostri amici americani: la censura non è dove credete”.

