Il biotech italiano è un settore in espansione, capace di coniugare tradizione e innovazione spaziando dalla sanità all’agroalimentare fino alle bio-soluzioni ambientali. Nel 2024, secondo un report di Assobiotec-Federchimica in collaborazione con il Politecnico di Milano, il comparto ha raggiunto 53,36 miliardi di euro di fatturato, con 5.869 imprese attive e oltre 102.565 addetti. La crescita rispetto al 2023 è significativa: +5% di imprese, +5% di fatturato e +4% di occupazione.

Pierluigi Paracchi, componente del Consiglio di Presidenza di Assobiotec e founder, chairman and CEO di Genenta, specifica a SIOS25 Winter: «Abbiamo mappato le PMI italiane attive nel biotech. Tra i settori che emergono come i più interessanti ricordiamo le terapie avanzate e le applicazioni nell’area dell’oncologia e del cardiovascolare». Campi senza dubbio d’interesse ma che faticano a ricercare e attrarre capitali, come spiega sempre Paracchi durante SIOS25 Winter a Palazzo Mezzanotte a Milano: «Come Assobiotec il nostro sforzo è fare di tutto affinché le agenzie governative come CDP Venture Capital ed ENEATech Biomedical siano veloci nell’accreditare i fondi. In questo ecosistema, startup e PMI innovative rappresentano il cuore pulsante dell’innovazione: realtà giovani e dinamiche che trasformano ricerca e competenze in prodotti e servizi ad alto valore aggiunto. Se guardiamo all’America, gli investimenti nel biotech sono soprattutto fondi di venture capital. In Italia, invece, si deve insistere per trattenere talenti, tecnologie e terapie all’interno del Paese. Oggi con il Biotech Act europeo c’è una nuova attenzione al settore, ma è essenziale tradurre questa visione in strumenti concreti e rapidi, anche a livello nazionale».

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I numeri del 2024
Con 5.869 imprese attive, +290 rispetto al 2023, e 559 startup e PMI innovative (+14%), secondo il report realizzato da Assobiotec il fatturato complessivo lo scorso anno è stato di 53,36 miliardi di euro (+2,4 miliardi rispetto al 2023). Con 102.565 addetti, il numero è in aumento di 3.983 unità, per un costo del personale di 6,41 miliardi di euro (+9%).
Nel 2024 si contavano 559 imprese biotech innovative (161 PMI e 398 startup), con 249,2 milioni di euro di fatturato, per 1.803 addetti (+3%) e 91,6 milioni di euro di costi del personale (+16%).
Queste realtà si distinguono per investimenti in ricerca, registrazione di brevetti e presenza di figure altamente qualificate (dottorandi, ricercatori, laureati magistrali).
Per quanto riguarda la distribuzione regionale, la Lombardia, come sempre, è in pole position con il 27% del totale delle imprese, in Campania se ne contano il 14%, nel Lazio il 10%, in Emilia-Romagna l’8%, in Veneto il 6%.
Considerando il fatturato, in testa c’è ancora la Lombardia che conta il 32% di realtà, la Toscana il 13%, la Campania il 9%. Quarto posto per il Lazio, al 7% e quinto per le Marche (6%).
La Lombardia domina per concentrazione di poli universitari e industriali, ma emergono anche regioni come la Campania e Toscana, segno di una diffusione più capillare dell’innovazione.
Le sfide del biotech
Il settore, però, si trova dinanzi a ostacoli strutturali come:
- La scalabilità dei processi, con una difficoltà nel passaggio da prototipi a soluzioni industriali;
- La percezione pubblica per una diffidenza e resistenza tra cittadini e stakeholder;
- Normative lente e frammentate, incapaci di tenere il passo con l’innovazione;
- Supporto finanziario con investimenti elevati e di lungo periodo, percepiti come rischiosi;
- Competenze specialistiche con necessità di figure multidisciplinari in un contesto in continua evoluzione.
In questo senso, il report ha individuato alcune priorità. Tra queste:
- Rafforzare i programmi di trasferimento tecnologico tra ricerca e industria;
- Promuovere partnership pubblico-private per condividere costi e rischi;
- Sviluppare strategie di comunicazione trasparenti e programmi di divulgazione;
- Definire norme flessibili e armonizzate a livello internazionale;
- Introdurre incentivi fiscali e strumenti di co-investimento pubblico-privato;
- Potenziare fondi per biotech e deep-tech;
- Promuovere programmi di reskilling e upskilling, creando reti tra università, imprese e centri di ricerca.
La fotografia del biotech italiano nel 2024 racconta un comparto in crescita ma ancora alle prese con sfide decisive. La combinazione di numeri positivi, distribuzione regionale e vitalità delle startup mostra un settore pronto a diventare pilastro strategico del Made in Italy. Il futuro dipenderà dalla capacità di trasformare questa energia in un ecosistema solido, competitivo e riconosciuto a livello internazionale.