La crisi dei chip di memoria non accenna a placarsi da quando i Paesi Bassi hanno temporaneamente preso il controllo della società olandese di semiconduttori Nexperia (di proprietà cinese), provocando una ritorsione della Cina con il blocco delle esportazioni di chip, fondamentale per l’industria automobilistica europea. Sebbene la Cina abbia poi concesso esenzioni parziali e ripreso le esportazioni per usi civili, la “guerra dei semiconduttori” continua, evidenziando la dipendenza strategica dell’Europa e gli sforzi di Pechino nel controllo di materiali critici come le terre rare, essenziali per la tecnologia avanzata e militare.
L’aumento dei prezzi delle RAM e le rivendicazioni cinesi
A pagare un caro prezzo sinora sono stati i principali produttori di chip, a cominciare da Samsung e SK Hynix, che insieme controllano il 70% del settore, e hanno segnalato che non vogliono e non riescono ad aumentare la produzione abbastanza da soddisfare la domanda, in crescita vertiginosa per via dell’hardware dedicato all’Intelligenza artificiale. Secondo diversi analisti la crisi potrebbe protrarsi fino al 2028, e magari anche oltre, come si legge su HDblog.
Wallace Santos, CEO di Maingear, sostiene che i prezzi per un kit da 32GB di RAM siano aumentati di ben il 394%, mentre per i moduli da 64GB l’incremento raggiunge il 344%. A differenza del passato, Santos sostiene che se sinora ci sia sempre stata una prospettiva di normalizzazione anche in situazioni di grave crisi che permetteva, comunque, di pianificare, l’attuale impennata dei prezzi, invece, appare priva di una timeline definita per il rientro.
Su La Stampa si legge che la crisi a cui ci troviamo oggi di fronte potrebbe persino innescare la Terza Guerra mondiale con la Cina che continua a rivendicare Taiwan, dove si produce il 90% dei dispositivi elettronici più avanzati, necessari all’Intelligenza artificiale e al settore militare.
Taiwan, grazie a TSMC, domina, infatti, la produzione dei semiconduttori più avanzati (oltre il 90% dei chip avanzati) creando una dipendenza economica mondiale cruciale.
Asus ha, invece, smentito l’autoproduzione di memoria in risposta alla carenza a cui si sta assistendo. I prezzi spot dei circuiti integrati DRAM DDR5, secondo quanto di legge su Tom’s Hardware sono quadruplicati e i prezzi al dettaglio sono spesso ancora più alti. «Parlando alla Central News Agency di Taiwan, Asus ha smentito la notizia, affermando specificamente di non avere alcuna intenzione di investire in una fabbrica di memoria. Asus ha affermato che approfondirà il suo rapporto di cooperazione con i fornitori di memorie e risponderà alle condizioni di domanda e offerta del mercato adeguando le specifiche dei prodotti e ottimizzandone i cicli di vita», spiega il web magazine.