Un’area industriale dismessa riconvertita con uno scopo ben preciso: fondare un data center di ridotto impatto ambientale per far crescere e rendere più digitalmente autonoma la provincia di Padova. È questa la storia di Nehos, società di consulenza e sviluppo di progetti in cloud e infrastrutture per il business che qui ha dato vita al suo data center guidato dal presidente e a.d. Massimo Tozzato e progettato dall’architetto Pietro Matteo Foglio. La particolarità? Con servizi di disaster recovery e un anello in fibra ottica si collega direttamente all’Internet Exchange VSIX e a un altro NEHOS Data Center già esistente in città. Qui fa tappa quest’oggi la nuova puntata di Viaggio in Italia.

Prevenire gli eventi climatici eccezionali
Gli obiettivi di NEHOS sono molteplici: da una parte, garantire la business continuity e la cybersecurity, nonché la protezione dei dati in caso di eventi climatici eccezionali, da un altro essere al servizio di tutte le imprese del nord-est interessate a esternalizzare i propri server in sicurezza e delle imprese nazionali ed internazionali per fruire di servizi di data center e replicare quelli esistenti. La struttura è stata predisposta anche per sviluppare progetti di intelligenza artificiale per le aziende che hanno dati in cloud. «Questo nuovo modello intende essere il fiore all’occhiello della nostra organizzazione, elevando l’area del Nord Est ad hub per l’innovazione tecnologica e lo sviluppo delle aziende di tutto il territorio locale, nazionale ed extra nazionale – commenta Massimo Tozzato, presidente e amministratore delegato di NEHOS – Il progetto è anche importante per il tema della sostenibilità e del recupero dell’esistente su cui ci siamo trovati allineati fin da subito con i progettisti».

La nuova infrastruttura recupera e riqualifica un capannone industriale dismesso di via Romania 2 a Padova su una superficie di circa 600 mq. «Un tempo i data center nascevano solo nelle grandi metropoli, invece noi abbiamo ragionato su altre caratteristiche. Abbiamo progettato un’infrastruttura ad alta densità e bassa impronta, ottimizzata per rispondere alle esigenze di prossimità computazionale e continuità operativa. Il Veneto è una regione a vocazione altamente industriale, un capannone ogni 45 abitanti e l’11% è in disuso – commenta l’architetto Foglio – Alla base di questo assunto, c’è stata la volontà di capitalizzare una doppia operazione: il patrimonio esistente dismesso e dargli una funzione di cluster come rivalorizzazione non solo dell’infrastruttura singola ma di tutta l’area». Un’idea che è nata da una carenza: «Ci eravamo accorti che nel nord-est, dove c’è una grande concentrazione di aziende, mancava un’offerta di data center – spiega il presidente Tozzato – Non ha senso che un’azienda che sta a Treviso vada a Milano a collocare un server. Qui, invece, molte imprese che ci sono hanno anche filiali estere ed essere connesse a livello internazionale permette di potersi collegare in tutto il mondo».
L’attenzione per i consumi energetici
In termini di efficienza energetica, l’infrastruttura sarà dotata di un impianto fotovoltaico a intera copertura della superficie oltre a un sistema di ottimizzazione dell’illuminazione per contribuire al fabbisogno e al risparmio energetico complessivi della medesima e alla riduzione di emissioni di CO2. L’impianto fotovoltaico, in particolare, sarà in grado di produrre circa 110 MWh all’anno destinati a coprire dal 15 al 25% dei consumi di energia elettrica del Data Center. «La natura del progetto ha richiesto la capacità di integrare molteplici competenze per trasformare una sede industriale abbandonata in una macchina tecnologica all’avanguardia e funzionale, secondo, però, un approccio evoluto che ha il fattore umano e la relazione uomo-ambiente al centro – commenta Pietro Matteo Foglio, CEO e founder di IN-Site – In particolare, oltre a confidare che possa contribuire a valorizzare appieno il ruolo della città di Padova nella strategia digitale italiana, ci auguriamo che possa essere di esempio nel riuso e nella riqualificazione del patrimonio immobiliare esistente».

Nei data center di NEHOS
Entrando nel cuore di NEHOS, gli spazi si dividono tra il data center e il workplace. Nel data center, le server room e gli impianti di potenza e refrigerazione, spegnimento e monitoraggio di ultima generazione permettono non solo di mantenere la continuità del servizio, ma anche la gestione dei consumi in ottica di contenimento energetico. Per il sistema di raffreddamento si prevede un impianto idronico che, attraverso l’utilizzo del free cooling, combinato con l’utilizzo di acqua ad alta temperatura, consente una riduzione dei consumi energetici pari all’80% su base mensile, rispetto al funzionamento standard dell’impianto. «Il data center deve smettere di essere un “non luogo”, una macchina funzionale relegata ai margini, e diventare una presenza attiva nel paesaggio urbano, culturale ed economico – spiega l’architetto Foglio – Storicamente, i data center sono stati pensati come strutture monolitiche, isolate, spesso costruite ex novo in aree remote. Questa impostazione oggi mostra limiti evidenti: elevato consumo di suolo, scarsa flessibilità, distanza dai reali bisogni delle imprese. Con NEHOS abbiamo scelto un approccio radicalmente diverso: un‘infrastruttura distribuita, integrata nel tessuto della città, capace di dialogare con il territorio e restituire valore a spazi abbandonati. Padova rappresentava un’occasione perfetta per mettere in pratica questa visione. Una città con una forte vocazione industriale e tecnologica, ma anche con un vasto patrimonio edilizio inutilizzato. Così vogliamo contribuire concretamente alla rigenerazione urbana».

Un’area immersiva al primo piano consente al visitatore di conoscere gli aspetti tecnici e funzionali del data center attraverso una parete multimediale e dispositivi di realtà virtuale, permettendo ai visitatori di entrare a stretto contatto con questo spazio tech. Ma non solo. Si può percorrere un corridoio “sospeso”, al di sopra della server room, che consente di vedere dal vivo come funzionano le macchine, gli impianti e il sistema di monitoraggio.
Il legame con il territorio
Una caratteristica che contraddistingue questo data center è che l’infrastruttura è flessibile e scalabile, pensata per adattarsi alle diverse richieste del mercato e all’innovazione tecnologica, ma anche replicabile come modello strutturale. «NEHOS è nato con l’obiettivo di creare una sinergia reale tra infrastruttura tecnologica e contesto urbano – continua l’architetto – Il sito scelto si trova nell’area industriale di Padova, in una regione come il Veneto dove esistono più di 10.000 capannoni dismessi. In-Site ha voluto trasformare uno di questi spazi in un asset strategico per l’economia digitale. Questo significa evitare nuovo consumo di suolo, ma anche riconoscere valore a ciò che già esiste. L’intervento ha avuto un impatto diretto: ha riattivato un’area inerte, l’ha restituita alla città con una nuova funzione ad alta intensità tecnologica, generando benefici economici, ambientali e simbolici. È un’architettura che produce senso, oltre che servizi».

Dal punto di vista ambientale, l’edificio è stato riconvertito secondo criteri rigorosi di sostenibilità: utilizzo di free cooling per ridurre il consumo energetico, impianto fotovoltaico per alimentare parte dei carichi, impianti elettrici scalabili per accompagnare la crescita dei servizi senza impattare sul territorio. «L’integrazione nel contesto urbano non è solo fisica ma funzionale: NEHOS è un Edge Data Center, progettato per portare potenza computazionale a portata di imprese e filiere locali, riducendo latenza e aumentando l’efficienza operativa», spiega Foglio.
Il team
«Attualmente il team NEHOS è composto da circa 15 figure professionali altamente specializzate: tecnici di infrastruttura, ingegneri di sistema, esperti di sicurezza fisica e digitale, oltre a personale dedicato alla gestione operativa e al supporto clienti – spiega l’ad Tozzato – Questo nucleo interno lavora in stretta sinergia con una rete esterna selezionata di partner tecnologici e consulenti, che garantiscono efficienza, aggiornamenti continui e integrazione con i servizi evolutivi: cloud, AI, sistemi di edge computing. Il modello organizzativo garantisce presidio H24, monitoraggio continuo e reattività in caso di eventi critici. È una macchina operativa fluida ma robusta, che opera su una base progettuale molto solida. Fisicamente ci lavorano 3 tecnici che controllano l’impianto e tutto quello che c’è dentro più altri 10 che sono esterni. In totale siamo più o meno 40 persone ma tutto l’indotto, dalla fibra alle cabine ecc è un universo di competenze e persone, solo di fornitori ne abbiamo molti e continuano a venire».

Ora NEHOS guarda a un’espansione modulare e distribuita, sia tecnologica che territoriale con un’infrastruttura scalabile per ospitare nuovi carichi e tecnologie emergenti, in particolare legate all’AI e all’analisi dei dati. «L’obiettivo è chiaro: rafforzare una rete di Edge Data Center in Veneto e in altri contesti produttivi italiani, puntando su rigenerazione urbana, sostenibilità e prossimità digitale. Crediamo in una trasformazione infrastrutturale diffusa, radicata nei territori, capace di abilitare le imprese e dare nuova vita agli spazi», conclude il presidente. «Questo modello apre porte incredibili alle aziende che nel nord est diventerà centrale e che è replicabile. Ogni spazio è pensato in una logica di condivisione verso scenari interessanti. Il data center permette anche di allargare le funzioni e nel territorio si ingloberà la comunità, che può essere anche quella scientifica, come centri di ricerca. Questi spazi devono essere sempre più predisposti a essere delle agorà, sono sempre più “campus”, che non vuol dire “grande” ma che unirà altre funzioni e diventeranno vere e proprie comunità nelle metropoli con approcci sempre più sostenibili dando priorità a rigenerazione e trasformazione, produzione dell’energia: scenari che per l’Italia possono essere molto interessanti. In questo senso, noi possiamo fare la differenza», conclude l’architetto.