Anche se tutti, Apple TV no: “non introdurremo le pubblicità”

Apple TV (ex Apple TV Plus) ha sempre fatto le cose a modo suo. Se tutti gli altri puntano sulla quantità, su un’offerta trasversale piglia-tutto, il servizio in streaming di Cupertino ha invece sempre preferito la qualità: poche serie di punta amatissime dalla critica, calamita di premi e riconoscimenti, ma non poi così apprezzate dal pubblico generalista. Da Severance a Pluribus, la nuovissima serie di Vince Gilligan, che ha appena fatto il debutto ottenendo il massimo dei voti su Rotten Tomatoes.

Diciamocela tutta: questa strategia non sta pagando, perché Apple TV continua a rimanere molto indietro rispetto a piattaforme come Netflix, Prime e Disney+, che vantano fatturati e numeri di abbonati di diversi ordini di grandezza più ampi.

Nonostante questo, o forse proprio per questo, non si può non amare il servizio di Apple. Non si può non guardare con estremo interesse alle prossime mosse di Apple nel campo dell’intrattenimento audiovisivo. Ed ecco allora che a darci un imboccata su come sarà il futuro di Apple TV ci pensa proprio Eddy Cue, il dirigente a capo della piattaforma. Le notizie non potrebbero essere più ottime.

Niente pubblicità, per ora

Il capo di Apple TV ha spiegato che attualmente non esiste alcun piano per portare le interruzioni pubblicitarie su Apple TV.

Non c’è nulla per il momento… non voglio dire che sarà così per sempre, ma non esistono piani (per introdurre la pubblicità). Se manteniamo una strategia aggressiva con i nostri prezzi (in Italia Apple TV costa 9,99€/mese ndr), è decisamente meglio per i consumatori non ricevere interruzioni pubblicitarie

ha spiegato Eddy Cue alla rivista britannica Screen International.

Una rassicurazione importante, specie dopo l’uscita di diverse indiscrezioni secondo le quali anche Apple avrebbe valutato di seguire Netflix e Disney, introducendo un abbonamento ‘low-cost’ supportato dalla pubblicità. Nel 2023, ad esempio, Apple aveva assunto Lauren Fry, esperta del mercato pubblicitario, incaricandola di gestire la divisione pubblicitaria di Apple News.

E’ comunque indicativo che Cue abbia specificato che le cose potrebbero cambiare in futuro. Notoriamente, Apple TV oggi non produce utili: costa 1 miliardo di dollari all’anno, a fronte di soli 45 milioni di abbonati. Troppo pochi per rendere sostenibile il servizio.

Apple TV Plus ha cambiato ufficialmente nome
Apple TV Plus ha cambiato ufficialmente nome

Warner Bros? Non ci interessa

Pluribis, l'ultima serie originale di Apple TV, ha già ottenuto grande successo

Pluribis, l’ultima serie originale di Apple TV, ha già ottenuto grande successo

Una svolta potrebbe arrivare da una crescita più rapida del catalogo del servizio. E a tal proposito, una strategia vincente potrebbe includere acquisizioni importanti di major affermate e ricche di IP apprezzate dal pubblico. Nel mirino c’è Warner Bros. Discovery, contesa da diversi pesci grandi dell’intrattenimento. Più di nicchia, ma decisamente in linea con il brading di Apple, ci sarebbe anche la A24, casa di produzione indipendente dietro ad alcuni dei più grandi successi del passato recente: da Everything Everywhere All at Once ad Uncut Gems, passando per Hereditary e Midsommar.

Ma anche su questo fronte, Apple vuole continuare a fare le cose a modo suo:

Stiamo costruendo un servizio incentrato su contenuti completamente originali, non vogliamo costruire qualcosa appoggiandoci a cataloghi e proprietà intellettuali pre-esistenti

ha commentato Jamie Erlicht, uno dei dirigenti di punta di Apple TV.

Sul punto interviene di nuovo anche Cue:

Apple nella sua storia ha effettuato diverse piccole acquisizioni, ma mai legate a Apple TV. Quindi, nell’immediato non ritengo plausibile che succeda, non è il modo in cui vogliamo fare le cose.

Anche se tutti, Apple TV no: “non introdurremo le pubblicità” è stato pubblicato per la prima volta su Lega Nerd. L’utilizzo dei testi contenuti su Lega Nerd è soggetto alla licenza Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License. Altri articoli dello stesso autore: Umberto Stentella