Nonostante (o forse soprattutto a causa di) un debito pubblico sempre più elevato e del ritorno all’osservanza di quel Patto di Stabilità accantonato con la pandemia, anche nel 2026 il governo dovrà ricorrere per finanziarsi a strumenti pensati per incentivare i piccoli risparmiatori a imprestare soldi allo Stato. Si parla insomma ancora dei BTP Valore e Più, con la variante legata all’inflazione nota come BTP Italia.

Parola d’ordine: far rientrare il debito pubblico in Italia
La finalità resta duplice: da un lato ovviamente il bisogno di reperire risorse. Le difficoltà di una Manovra 2026 improntata su esigenze di risparmio ha fatto capire che l’esecutivo vuole tenere in ordine i conti pubblici e rispettare i dettami di Bruxelles e la chiusura dell’ombrello pandemico che aveva messo in soffitta il patto di stabilità richiede di disinnescare sul nascere possibili ondate speculative (restiamo pur sempre il principale debito pubblico dell’Eurozona) portando entro i confini le quote maggiori di debito.
Se a questo si aggiunge un PNRR ormai agli sgoccioli, nel prossimo periodo sarà facile veder aumentare il disavanzo deficit / PIL. Secondo l’OCSE l’avanzo primario dovrebbe aumentare dello 0,6% del Prodotto interno lordo tra il 2025 e il 2027, raggiungendo l’1,3% del PIL in linea con il percorso delineato nella strategia fiscale- strutturale di medio termine per un avanzo primario strutturale pari al 2,1% del PIL entro il 2029. Per quanto riguarda il rapporto debito/pil, l’OCSE lo vede attestarsi per l’anno in corso al 136,2% (da 134,9% un anno fa) per poi salire al 137,7 nel 2026 e diminuire lievemente al 137,4% nel 2027 “poiché i crediti d’imposta del Superbonus per la ristrutturazione edilizia sono registrati nello stock di debito”.
Naturalmente, la crisi di Taiwan da un lato, la guerra in Ucraina dall’altro (le spese per il sostegno a Kyev si aggirerebbero tra i 2 e i 3 miliardi di euro in quasi 4 anni) e soprattutto le intemperanze commerciali di Donald Trump rendono ogni previsione ancora più ballerina del solito. Altro buon motivo per spostare il debito pubblico dai mercati internazionali – dov’è più facile che venga preso di mira dagli speculatori – ai piccoli risparmiatori di casa nostra che lo tengano il più a lungo possibile.
BTP Valore, Più e Italia anche nel 2026?
Per questo tornerà vincente la scelta di affidarsi ancora ai titoli di Stato pensati per stimolare il risparmio privato (sfiora i seimila miliardi di euro), che resta enorme e dunque una risorsa cui attingere.
Secondo le strategie delineate col documento “Linee guida della gestione del debito pubblico 2026” che il MEF ha appena pubblicato, “alla luce” – dicono da via XX Settembre – “dell’ottimo riscontro ottenuto dalle emissioni dedicate ai risparmiatori retail”, ovvero BTP Valore, Più e Italia, “Il Tesoro continuerà a proporre tali strumenti con l’obiettivo di consolidare il coinvolgimento di questa platea di investitori”.
In particolare, si legge, “sarà valutata l’opportunità di effettuare una o più emissioni di BTP Valore, riservandosi massima flessibilità nella definizione della struttura finanziaria”. Medesime parole erano state espresse esattamente un anno fa: nel corso del 2025 abbiamo avuto l’emissione di due titoli di Stato (Più a febbraio e Valore in ottobre) per un ammontare complessivo di circa 31,5 miliardi.
Nel corso del 2026 dunque si potrebbero replicare le medesime condizioni viste quest’anno, con una emissione – anche in tempi brevi – in pieno inverno e poi una seconda che potrebbe avvenire nuovamente in autunno oppure, come in anni precedenti, sul far dell’estate. Novità maggiori potrebbero palesarsi invece sul fronte della struttura finanziaria dei BTP Valore: come si legge nel documento di via XX Settembre, infatti, i tecnici del Tesoro si riservano la possibilità di mutarne la formula. Questo vuol dire che potrebbe variare la cadenza temporale delle cedole (sarebbe comunque un rischio dato che è alla base del suo successo) o più probabilmente la longevità del prodotto stesso.
Quel che è certo, considerate le numerose promozioni da parte delle agenzie di rating che premiano l’Italia soprattutto per la ritrovata stabilità politica e i tagli ai tassi di interesse decisi dalla BCE, è che lato rendimenti i prossimi titoli di Stato a breve termine rischiano di essere meno appetibili rispetto al recente passato: per questo il MEF potrebbe pensare di allungarne ulteriormente la durata per aumentare gli scaglioni del cosiddetto meccanismo step up, ovvero delle cedole crescenti per coloro che decidono di mantenerlo in portafogli.
Anche questo assolverebbe del resto alla finalità principale della misura: aumentare a favore dello Stato la durata del prestito (peraltro sottoscritto in un periodo di bassi tassi di interesse) rinviando il momento della sua restituzione.