Persino il CEO di Alphabet, Sundar Pichai, in un’intervista esclusiva alla BBC ha dovuto ammettere che se la bolla dell’IA esistesse davvero e dovesse scoppiare, nessuna azienda sarebbe immune, Google compresa. Perché nessuno è immune dal timore che dopo tanti investimenti (per avere qualche cifra, solo quelli privati hanno raggiunto i 252 miliardi di dollari nel 2024) il comparto non sia in grado di restituire i profitti stellari che ora milioni se non miliardi di piccoli e grandi investitori chiedono, anzi, pretendono.

Il termometro della bolla: i conti di NVIDIA
Per questo il mondo finanziario al gran completo è in silenziosa attesa dei risultati trimestrali del colosso dei chip NVIDIA che pubblicherà i risultati dopo la chiusura dei mercati statunitensi. Secondo i dati raccolti da LSEG, ci sarebbe comunque da essere ottimisti: l’azienda, che per prima ha raggiunto una capitalizzazione di mercato di 5000 miliardi di dollari, dovrebbe registrare un incremento del 56% dei ricavi nel trimestre fiscale agosto-ottobre, raggiungendo i 54,92 miliardi di dollari.

Nvidia, del resto, con un peso di quasi il 7% sull’indice S&P 500, è in grado di orientare le mosse di tutti, investitori e aziende. E di restituire una fotografia del comparto: per questo si guarda ai suoi bilanci nel tentativo di capire se scricchioli o, al contrario, continui a godere di ottima salute.
Le AI intanto si muovono
Tutti timori che al momento non sembrano toccare le Big Tech statunitensi che anzi sono costrette a ostentare sicurezza per mettere al riparo da possibili fuggi-fuggi i propri investimenti multimiliardari.

Nelle ultime ore il comparto è parso più effervescente che mai con Google che ha alzato il velo sulla sua nuova AI, Gemini 3 e soprattutto Microsoft e la stessa NVIDIA che secondo Bloomberg si sarebbero impegnate a investire fino a 15 miliardi di dollari complessivi nel prossimo round di finanziamento di Anthropic.
Chi soffia per gonfiare la bolla dell’AI
C’è comunque chi scommette contro: non è di certo passata inosservata la mossa di Peter Thiel di vendere la sua intera partecipazione in NVIDIA. L’operazione, come vi avevamo raccontato ieri, ha riguardato 537.742 azioni per un valore di circa 100 milioni di dollari, stando al prezzo di chiusura del 30 settembre scorso.
Solo una settimana fa anche la holding giapponese SoftBank aveva venduto la sua intera partecipazione in NVIDIA per una cifra di 5,8 miliardi di dollari. In questo caso però si tratterebbe solo di una speculazione pura e semplice messa in atto per sfruttare le altissime quotazioni raggiunte dal titolo statunitense dal momento che l’investitore nipponico si è premurato di comunicare che la liquidità ritirata verrà utilizzata per nuovi investimenti nell’Intelligenza artificiale.