«Il fintech italiano si distingue per riuscire a coniugare un sistema regolatorio al contempo strutturato e “aperto” nel quale si instilla il tipico “genio” imprenditoriale italiano e può prendere spunto da settori più tradizionali come la moda, dove la capacità di offrire un prodotto sartoriale personalizzato ha creato la storia delle nostre eccellenze». Parola di Marco Maria Cito, Dirigente dell’ufficio attrazione investimenti esteri di ITA – Italian Trade Agency (ICE), che all’Agorà del Futuro, in occasione della prossima edizione del Salone dei Pagamenti, è pronto a rilanciare il ruolo strategico dell’internazionalizzazione e dell’attrazione di capitali esteri in una sessione dedicata all’Open Innovation.
L’Italia del futuro, quella che sta guadagnando terreno nel panorama internazionale, non parla solo di moda, turismo o eccellenze gastronomiche ma anche – e forse soprattutto – di algoritmi, supercalcolatori e pagamenti digitali. In prima linea nella trasformazione del sistema produttivo c’è il fintech, nuovo fiore all’occhiello del Made in Italy 5.0, un mercato vivo, che cresce, attira capitali e parla un linguaggio sempre più globale.
Ci siamo confrontati con Marco Maria Cito sul potenziale trasformativo del settore, tra co-design, interoperabilità e nuove possibili e necessarie alleanze pubblico-private.
Lei ha definito il fintech come un «nuovo settore innovativo del Made in Italy» che ha l’attenzione anche degli investitori esteri: perché si distingue nel panorama internazionale e per quali punti di forza?
L’Italia si è da tempo affrancata da un limitante ideale di eccellenza nei soli settori del turismo e del cibo. Siamo l’ottava potenza economica al mondo, la seconda manifattura in Europa, abbiamo un sistema dell’innovazione e del trasferimento tecnologico che sta sfruttando il volano degli oltre 200 miliardi del PNRR per potenziare il tessuto produttivo.
Il fintech è uno dei settori di punta di questo “new look” italiano, fatto di intelligenza artificiale e supercalcolatori, di Data Center e computer quantistici, senza dimenticare la meccatronica e la farmaceutica che per quanto avanzati annoveriamo oggi nei settori “tradizionali”. Il fintech italiano si distingue per riuscire a coniugare un sistema regolatorio al contempo strutturato e “aperto” nel quale si instilla il tipico “genio” imprenditoriale italiano. In questo la presenza di un attore istituzionale di riferimento come Banca d’Italia fa la differenza.
E i numeri cosa dicono?
Secondo i dati più recenti di Banca d’Italia, la spesa per progetti fintech in Italia ha superato 1,8 miliardi di euro, a conferma della solidità di un ecosistema in espansione, con investimenti cresciuti del 44% nel 2024 e una profittabilità sempre più diffusa tra le startup.

Parliamo di co-design, interoperabilità e nuove sperimentazioni: con quali settori può e deve collaborare il mondo fintech?
Spesso le idee imprenditoriali più riuscite sono quelle che mutuano da comparti lontani con delle peculiarità molto specifiche. Sicuramente l’integrazione è un tema molto rilevante e se guardiamo a mercati lontani (per geografia e regole) come la Cina capiamo che la chiave vincente è stata la stratificazione di servizi ad opera di un singolo operatore (come ad esempio WeChat) a vantaggio di una platea ampia ed eterogenea.
E da quali il fintech può apprendere, in termini di approccio e visione?
L’utente vuole semplicità, sicurezza, immediatezza di risultato. Ormai pochi secondi di attesa nel mondo del web sono considerati inaccettabili. Occorre sempre partire dalla domanda del mercato per strutturare il proprio prodotto. In questo senso, e non lo dico per circostanza, credo che il fintech made in Italy possa prendere spunto, paradossalmente, dai settori più tradizionali come la moda dove la capacità di offrire un prodotto sartoriale personalizzato ha creato la storia delle nostre eccellenze.
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Con la sua presenza al Salone dei Pagamenti ICE Agenzia rafforza la propria partnership ma anche un messaggio sul fronte dell’internazionalizzazione. Quale approccio vi guida?
L’agenzia opera al servizio delle imprese e del nostro tessuto industriale. Questo è il mantra che guida la nostra pianificazione. Con l’intuizione di presidiare Money20/20 Europe già diversi anni fa, abbiamo investito su un settore allora emergente, che nel giro di pochi anni ha visto nascere i primi unicorni italiani. ICE Agenzia ha intercettato in 5 anni circa 40 progetti di investimenti nel comparto Fintech di cui circa 15 sono nella fase avanzata.
Quali sono i prossimi obiettivi?
Dall’osservazione delle tendenze di mercato e ascoltando la domanda dei nostri stakeholder abbiamo deciso di definire una programmazione annuale che non fosse incentrata sul singolo evento di Amsterdam ma desse continuità al nostro operato. Il Salone dei Pagamenti è l’evento ideale per consentire di esporre le nostre eccellenze a beneficio di potenziali investitori. Ed è un evento sul territorio nazionale, il che non guasta perché ci consente anche di valorizzare il sistema fieristico italiano.
L’Agorà del Futuro torna ad essere il momento chiave dedicato alle trasformazioni necessarie e già in cantiere nel mondo fintech. Lei in particolare sarà tra i protagonisti di una sessione dedicata all’ Open Innovation: quali sono le potenzialità di questo sistema aperto?
Le tecnologie odierne consentono una democrazia partecipata grazie alla facilità di operare delle consultazioni pubbliche in modo trasparente, veloce e soprattutto efficace. Il MIMIT (Ministero delle Imprese e del Made in Italy) con il quale collaboriamo nell’ambito del programma Invest in Italy, ha definito il libro bianco sulla politica industriale tenendo conto proprio di oltre 500 istanze provenienti da cittadini, imprese, associazioni.
Cosa si aspetta dall’appuntamento di fine ottobre all’Agorà?
L’Agorà del Futuro al Salone dei Pagamenti sarà senza dubbio un’ottima e preziosa occasione per fare sistema e raccogliere urgenze, suggerimenti, innovazioni ed esperienze concrete del mondo pubblico e privato, dalle giovani startup ai grandi player. perché attraverso i loro occhi possiamo conoscere i clienti e servirli in modo più soddisfacente. Serve una visione chiara di cosa cercare e a chi chiederlo: razionalizzando i riscontri possiamo dare risposte anche a quei bisogni che ancora non sono nati.

Parliamo di ecosistema aperto e di una nuova transizione: dall’open banking all’“open everything”
L’innovazione non nasce più in silos, ma in ecosistemi aperti, dove attori diversi – startup, banche, tech company, regolatori – collaborano in modo fluido. ecco perchè insieme a Marco Maria Cito, giovedì 30 ottobre alle ore 14 interverranno nella stessa sessione dedicata ad Open Ecosystem & Innovation anche Massimo Botturi (Country Manager di Verisec Group), Giulio Buciuni (Docente di Imprenditorialità e Direttore del Master in Imprenditorialità al Trinity College di Dublino), Alessandro Camagni (Head of Digital Payments And Services di Intesa Sanpaolo), Marco Romei (Impact Innovation di Banca Sella) e Emiliano Sparaco (Innovation Manager di Bancomat).
Le iscrizioni all’Agorà del Futuro sono aperte: assicurati il tuo posto. La partecipazione al Salone dei Pagamenti, che quest’anno festeggia la decima edizione all’Allianz MiCo di Milano dal 29 al 31 ottobre, è gratuita e aperta a tutti.