StartupItalia parteciperà alla Milano Digital Week 2025, con “Specchi Riflessi“, un evento Unstoppable Women pensato per affrontare un tema che attraversa la nostra epoca: il legame sempre più stretto e complesso tra estetica, identità e tecnologia. Appuntamento il 2 ottobre all’università IULM per esplorare scenari e nuove frontiere in un contesto in cui il corpo non è più soltanto corpo, ma contenuto, dove le immagini vengono filtrate e rielaborate, gli algoritmi decidono cosa mettere in evidenza e cosa nascondere, e l’Intelligenza Artificiale arriva a generare volti, corpi e identità che in alcuni casi non hanno alcun legame con la realtà
***
Ha studiato Psicologia e dopo la specializzazione cominciato a lavorare in grandi multinazionali del pharma come Johnson & Johnson. Ma la sua strada non era quella e il lockdown durante la pandemia le ha dato modo di riflettere su quello che volesse davvero. Molla il lavoro in azienda e torna alla sua passione: la psicoterapia. Con un’idea precisa: lavorare all’interno di un maneggio per aiutare i pazienti a superare ansie e paura anche grazie alla vicinanza con i cavalli. Susanna Grassi, che sarà una delle nostre ospiti degli Unstoppable Women Talk – Specchi Riflessi, l’evento di StartupItalia previsto per il 2 ottobre all’università IULM di Milano, ci ha raccontato che cosa l’ha spinta a prendere quella decisione così drastica e come è riuscita a realizzare quello che per lei, fino a poco tempo fa, era un sogno.

Partecipa agli Unstoppable Women Talk
Susanna, quando è arrivato questo cambio di vita radicale?
Iniziando dal principio: sono di Milano e mi sono laureata in Psicologia, poi ho intrapreso la specialistica all’università di Padova. Successivamente, per 15 anni ho lavorato nel campo della medicina estetica per diverse multinazionali. I miei riferimenti principali erano medici estetici, chirurghi plastici, dermatologi. Da questa esperienza ho potuto comprendere la grande affinità che c’è tra la psicologia e il bisogno di essere belli e belle, mettendo a fuoco le dinamiche e i risvolti psicosociali.
E perchè hai lasciato quel mondo?
Partiamo dal presupposto che a un certo punto di quella carriera ho iniziato ad avere attriti interni all’ambito lavorativo. Sono uscita dall’ultima azienda in cui ho lavorato facendo causa al mio ex capo che mi trattava molto male – ma il gender gap c’entrava poco. Il Covid mi ha aperto lo sguardo su quello che volessi fare davvero. Sino ad allora ero sempre di corsa, con mille cose da fare. Il lockdown è stata una circostanza che mi ha invitata a riflettere. Così, un po’ di pancia, ho deciso di lasciare quella situazione che mi faceva soffrire e iniziare un percorso totalmente nuovo ma sempre desiderato.

E che cosa volevi fare?
Mi è sempre piaciuto lavorare con bambini e adolescenti, in particolar modo mi occupo di disagi e problematiche legate all’ansia e alla scarsa autostima, di relazioni disfunzionali e dipendenze affettive. In quel momento però volevo sfruttare anche quello che avevo imparato dopo quegli anni nel pharma, così mi sono quasi inventata una disciplina, la “psicologia estetica”, che approfondisce proprio tutti gli aspetti del sentirsi o non sentirsi belli/e.
E come è arrivata l’idea di lavorare in un maneggio?
Io sono innamorata dei cavalli e ho iniziato a pensare di creare il mio ambiente lavorativo proprio a stretto contatto con loro. Così è arrivata l’idea del maneggio. Ora vivo e lavoro in Brianza, a Usmate Velate, appunto all’interno di un maneggio, e aiuto giovani e meno giovani a sconfiggere ansie, paure e disturbi anche con l’aiuto dei cavalli, che velocizzano determinati processi come nei casi di scarsa autostima e disagio. La paura può essere un qualcosa che si può affrontare anche lavorando a contatto con il cavallo percepito come uno specchio, che comunica senza parlare e cattura le nostre sensazioni.

Oggi quali sono i disturbi che riscontri maggiormente nelle nuove generazioni?
Senza dubbio ci troviamo di fronte a una generazione più fragile: si cerca di tutelare il giovane contro quelle che una volta erano “le maniere forti”. Nel mondo odierno i bambini crescono iper-stimolati e sviluppano un’ansia da prestazione già alle elementari, quando certi genitori e il contesto sociale li obbligano a performare al meglio. I social, poi, ci mettono il loro: sulle piattaforme il confronto con l’altro è continuo e la community è sempre pronta a puntare il dito. Così si crea una maggiore insicurezza e una sempre più bassa autostima e non ci si sente meritevoli di poter stare in una relazione sana e piacere a qualcuno. Poi c’è il disturbo narcisistico, che nella psicologia è ben classificato ma oggi credo che si assista anche a un abuso di questo termine. Ognuno di noi ha dei lati narcisisti ma possono anche essere sani. Diventa invece un disturbo patologico quando l’altro per il narcisista non esiste. In generale, posso dire che oggi negli uomini c’è una difficile fragilità difficile da accettare. Mentre le donne sono più consapevoli di dover lavorare su certe aree più deboli, l’uomo è più orgoglioso e soffre, soprattutto gli adulti.

Tu sei anche autrice di due opere..
Si, ho scritto “l’Alchimia imperfetta, guida pratica all’autostima estetica” di Dario Flaccovio Editori e sono co-autrice di “Stare bene di può”, BurRizzoli, in collaborazione con Guida psicologi. In questi due libri ho cercato di concentrare quello che ho imparato e continuo a imparare in tutti questi anni. Credo che sia sempre più importante parlare di psicologia e psicoterapia e alcuni dei temi trattati in questi due lavori saranno anche al centro del mio intervento durante l’evento “Specchi Riflessi” di Unstoppable Women il 2 ottobre.