Sua madre aveva un sogno: vederlo studiare in un grande ateneo internazionale. Così quando a 20 anni l’ha persa per un tumore ovarico, dopo essere già orfano di papà, ha fatto di tutto per arrivarci. Oggi Paolo Ceriani, 26 anni, è al secondo anno della magistrale in Biomedicina al Karolinska Institutet di Stoccolma, ateneo che ogni anno assegna il Nobel per la medicina e fisiologia. Nulla gli è stato regalato: ha sbaragliato 800 candidature da tutto il mondo e ha occupato uno dei 50 posti disponibili.

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«Ho studiato, mi sono preparato moltissimo per l’application, ho fatto molte rinunce personali, come passare i weekend sui libri, accettando persino di essere etichettato come “quello che non esce mai”, pur di costruire le basi per un obiettivo più grande», racconta Paolo. «Mio padre era medico, così come mio zio Giosuè. Crescere in questo contesto ha reso naturale sviluppare un forte interesse per la medicina e per la scienza, ma quando ho deciso di candidarmi al Karolinska Institutet l’ho fatto con leggerezza e con realismo: avevo un piano B e un piano C. Quando sono usciti i risultati ho pianto ma al tempo stesso ho capito che era come passare a giocare in Champions League. Entri in una lega altissima, giochi con i migliori e devi dimostrare ogni giorno di meritare di stare lì».

A Stoccolma gran parte delle ore si passano in laboratorio per applicare correttamente i concetti scientifici e lo studente stesso può scegliere l’ambito delle sue ricerche. «Mi occupo principalmente di ricerca oncologica. Una parte fondamentale del mio percorso è iniziata in Italia e poi negli Stati Uniti, presso la Temple University di Philadelphia, dove ho lavorato sul tumore mammario. In quel contesto, il nostro gruppo di ricerca ha identificato una nuova proteina con potenziale utilizzo come target terapeutico.
Nel laboratorio in cui opero oggi stiamo sviluppando approcci innovativi di immunoterapia, in particolare strategie vaccinali basate sull’utilizzo delle cellule Natural Killer, cellule del sistema immunitario. Il nostro gruppo ha osservato che queste cellule possono sviluppare una sorta di memoria e possono essere “allenate” a riconoscere ed eliminare in modo selettivo le cellule tumorali e a mantenere la loro attività nel tempo, aumentando così l’efficacia del trattamento». Oltre a questo lavoro, Ceriani ha partecipato anche a un altro lavoro scientifico legato al neuroblastoma, svolto presso il Karolinska University Hospital, miglior ospedale europeo nel 2025.
Di Barzio, provincia di Lecco, a 6 mesi perde il papà per un’emorragia cerebrale. Cresce con la mamma, la zia e la nonna. Liceo classico, poi si iscrive a Biologia presso l’Università Bicocca di Milano. Intanto la mamma si ammala: lui la porta a fare i controlli, ogni mese per 5 lunghissimi anni. «È stata una lotta continua di alti e bassi contro questa malattia. E il 26 aprile del 2021 il mondo mi è crollato addosso. La mia paura più grande, perdere mia mamma, si era avverata. Non sapevo da che parte rivolgermi, ero smarrito e anche impaurito. Guardando indietro direi che ciò che ho vissuto è stata una storia di rinascita. In quell’occasione ho capito cosa volevo fare nella vita: studiare il carcinoma ovarico e possibilmente un giorno contribuire alla ricerca oncologica. La mia è una storia caratterizzata da tanto dolore che poi è stato rimpiazzato dalla determinazione, dal sacrificio e dalla tenacia».
Il giorno dopo aver perso la mamma, Paolo in un momento di grande smarrimento digita su Google: “storie di persone famose senza genitori”. «Il primo risultato che mi è uscito è stato: Mario Draghi. Non mi paragonerei mai a una figura come la sua, ma saperlo mi ha dato speranza e voglia di provarci. Ho avuto persone vicine, come mia zia Lele, che per me è una seconda madre, ma ho capito che una parte di questo percorso andava fatta da solo. Quel giorno Draghi mi ha dato speranza e la grinta per partire».
Nel 2025 Paolo è stato inserito nella lista Nova dei migliori 111 studenti italiani under 25, nella categoria Healthcare & Bioscience. Ha vinto il Premio Eccellenza Italiana, assegnato a Washington. «Li considero riconoscimenti significativi perché non celebrano un singolo risultato, ma valorizzano l’impegno quotidiano, la costanza e il percorso costruito nel tempo».

Accanto al percorso accademico, Paolo ha fondato Onkologik.com, una piattaforma di divulgazione scientifica focalizzata principalmente sull’oncologia. «L’obiettivo è semplificare concetti e termini complessi, rendendoli comprensibili a un pubblico non specialistico. Quando ho incontrato la malattia oncologica la prima volta, ero ancora al liceo e molte informazioni mi apparivano confuse e difficili da comprendere. Credo che capire meglio ciò di cui si parla, anche quando è complesso, aiuti a ridurre la paura».
Nel suo futuro vuole concludere la magistrale e fare un dottorato, mantenendo il carcinoma ovarico come tema centrale del suo lavoro. «È un ambito che considero la mia “stella polare” scientifica, il filo conduttore su cui costruire la mia carriera nella ricerca. Parallelamente, sto cercando di portare Nucleate, la più grande organizzazione biotech no-profit al mondo, in Svezia. Stiamo lavorando all’apertura del chapter svedese. Guardando più avanti, uno dei miei desideri è fondare una fondazione dedicata ai miei genitori, Ettore e Cinzia, per promuovere attività scientifiche e formative sul mio territorio di origine, a Barzio. L’idea è creare uno spazio per aiutare i più giovani a orientarsi. Ma il mio desiderio più profondo è che nessuno debba vivere ciò che ho vissuto io».
Oggi qual è la tua difficoltà più grande? «La difficoltà più grande arriva nei momenti belli: quando ottengo un bel voto, un traguardo raggiunto, e non ho i miei genitori da chiamare per condividere la gioia. Non è facile, ma so che in qualche modo mi vedono e sono fieri di me».
Studiare, per Paolo, è la via d’uscita. «Il miglior investimento che si possa fare su se stessi: ciò che impari non può togliertelo nessuno, ed è ciò che può davvero portarti lontano. Studiare è un passaporto, una forma di libertà. È stato anche un modo per capire ciò che mi era successo e per cercare di dare un senso agli eventi. E poi vedere come il sistema immunitario può contrastare un tumore, o come una piccola modifica a livello molecolare possa avere conseguenze enormi sull’intero organismo è molto affascinante. È il microscopico che genera effetti macroscopici, come il battito d’ali di una farfalla che può scatenare una tempesta».

Tra i suoi mentori c’è anche Pierluigi Paracchi di Genenta Science. «Il suo approccio alla scienza rappresenta per me una fonte di grande ispirazione. L’ho conosciuto durante una conferenza a Roma: apprezzo la sua capacità di coniugare ricerca, imprenditorialità e impatto clinico concreto sul paziente. La sua tenacia nel portare innovazione nel contesto italiano costituisce per me un riferimento professionale significativo».
«Vorrei continuare a crescere ma rimanere fedele alla persona che i miei genitori hanno cresciuto: semplice e autentico. E continuare a sognare in grande. Sognare in grande significa anche partire, formarsi altrove, imparare il più possibile e poi, un giorno, tornare in Italia portando con sé ciò che si è appreso fuori dai confini nazionali, per contribuire a migliorare il sistema e creare un circolo virtuoso per il nostro Paese».