Di nuovo Lovecraft, il maestro indiscusso del mistero e autore che ha ispirato una quantità sterminata di trame videoludiche (e non solo). Monkeys With Jobs, software house indie con sede in Austria, ha ripreso una delle opere dello scrittore americano, per la precisione “Alle montagne della follia”, pubblicata all’inizio degli anni Trenta e che narra le vicende di una spedizione al Polo Sud. Un viaggio con scopi scientifici conduce a una scoperta incredibile, all’interno di una caverna. L’Antartide in pixel art merita il viaggio? Scopriamolo in Dyer Expedition, disponibile su Steam.
Dyer Expedition, la recensione
Vestiamo i panni di un professore della Miskatonic University, sperduto in un ambiente gelido e assai ostile. I suoi compagni di spedizione sono spariti e, come prevedibile, la missione mira a capire che cosa è accaduto. In una terra estrema c’è ovviamente spazio per il magico e il soprannaturale. Siamo al cospetto di un puzzle game, con una discreta direzione artistica che ha preferito una grafica sporca, dai modelli poligonali essenziali.

Ma in Dyer Expedition la software house – almeno, questa è la nostra percezione – ha proprio voluto proporre un’impostazione grafica così rozza. Un inno al gaming di un tempo? Fatto sta che grazie all’audio design e alla colonna sonora, l’intera esperienza ha senso e cattura. Se siete appassionati del genere preparatevi a esplorare in prima persona ambienti desolati.

Nulla suggerisce che stiamo andando incontro a qualcosa di bello. Ci sono delle tombe conficcate nel terreno ghiacciato e all’orizzonte è difficile scrutare a cosa ci avviciniamo di volta in volta. Senza contare che il rumore dei nostri stivali sulla neve rompe un silenzio ovattato e irreale. In Dyer Expedition è fondamentale leggere le lettere – in inglese – che troviamo lungo il percorso. Gli enigmi ambientali sono tutto sommato abbordabili e coerenti con l’avventura.

Dyer Expedition è anche un viaggio nel tempo, alla scoperta di oggetti ed elementi del passato. Al netto di una grafica che richiama console di molte generazioni fa, l’immersione in caverne o in ambienti più illuminati ci fa respirare l’aria di un’altra epoca. Sarà per i dettagli? Oppure per un tappeto musicale sempre azzeccato? Se siete alla ricerca di un’esperienza godibile, senza pretese, è un indie da tenere in considerazione.