Non costa niente fare ipotesi. Se ci fossimo assicurati qualche azione Nvidia molti anni fa probabilmente oggi saremmo ricchi. A pochi però vengono in mente altri tipi di investimenti, che da bambini ci divertivamo a sbustare. Le carte Pokémon hanno rappresentato per un sacco di Millennial uno dei primi hobby e passatempo. Chi tra i più avveduti non le ha perse, regalate, buttate (da sentirsi male…) oggi rischia di essere seduto su un piccolo tesoro. «Un pacchetto del primo set base oggi può valere anche 500 euro. Sulla nostra piattaforma di recente abbiamo venduto per 45mila euro una carta rara distribuita soltanto durante i campionati mondiali di Pokémon».
A parlare è Ugo Pelloni, esperto di collezionabili per Catawiki. Ci ha accompagnato in un viaggio in uno degli ambiti del collezionismo più pop degli ultimi decenni. Di recente si è parlato delle carte e del loro valore che cresce nel tempo. Dall’Inps che ha fatto notizia al Lucca Comics & Games per aver distribuito un’edizione limitata di carte da gioco andata a ruba, alle notizie di cronaca con edicole svaligiate e bottini da migliaia di euro in carte Pokémon, questo non è affatto un hobby per perditempo.

Nerd lungimiranti
Di lavoro Pelloni fa qualcosa di particolare. Anzitutto la sua giornata ruota intorno alle carte e alle aste che vengono organizzate sulla piattaforma. «Ero ragazzo quando le carte Pokémon sono arrivate in Italia. All’epoca nessuno si aspettava il mercato odierno. Sono entrato in Catawiki come esperto di carte collezionabili sportive. Poi ho ampliato. In Italia nell’ultimo anno, in base ai nostri numeri, è cresciuto del 200% il numero di carte acquistate». Sbrigativamente si potrebbe descrivere questo come un mercato di nerd, il classico fandom. Di certo sono persone che hanno seguito tutte le ere e conoscono i nomi di molti più mostriciattoli che non siano Pikachu e Bulbasaur.

Sono quasi 30 anni che circolano questi mazzi. «Tutto è partito in Giappone nel 1996. In Italia i primi set con Charizard, con 102 carte, risalgono al 1999. Fino al 2003 li ha distribuiti Wizards of the Coast, gli stessi delle Magic». Da allora abbiamo assistito a una evoluzione parecchio estesa. «Centinaia di espansioni, nuove carte speciali. EX, GX, V, VMAX sono le più preziose all’interno dei set».

Cosa proteggere una carta Pokémon?
Collezionare carte di questo tipo e trattarle come cimeli/investimenti significa fare le cose per bene. Per prima cosa: come si tutela un investimento di questo tipo? «C’è la gradazione: ci sono società che valutano professionalmente la carte». Un servizio riconosciuto dalla community che certifica la rarità, l’autenticità e la qualità. «Viene poi inserita in un case di plastica, con etichetta e un punteggio da 1 a 10. Nel caso delle carte vintage la gradazione è un certificato di autenticità».

Quanto valgono le carte Pokémon?
Se volete dunque fare le cose per bene, una carta non gradata ha meno appeal. Parliamo di record: qual è la carta venduta al prezzo più alto? «Pikachu Illustrator, gradata e in condizioni perfette, a oltre 5 milioni di dollari». Cinque milioni, ripetiamo. «Non sono certo prezzi che capitano tutti i giorni. Ma sono molto frequenti le carte a 1000 euro. Ora è più facile documentarsi online su qualsiasi carta». Un consiglio per chi, da inesperto, si è appena ricordato di avere in soffitta un vecchissimo album impolverato con dentro qualche possibile tesoro? «Aprire un’asta con le carte non gradate oppure procedere con la gradazione».

Le truffe investono qualsiasi ambito dell’economia e del mercato. Anche nel collezionismo le cantonate sono all’ordine del giorno e per una piattaforma che non maneggia dal vivo gli oggetti, ma organizza compravendite a livello internazionale, ci vuole occhio. «Abbiamo registrato una crescita del 170% tra 2023 e 2024 di oggetti che rifiutiamo per problemi di autenticità proprio nella categoria carte Pokémon». Ma come si valuta una carta da remoto?

«Chiediamo di mandare foto in alta risoluzione, con una certa inclinazione – ha concluso Pelloni -. Dobbiamo tutelarci. Spesso alcuni mandano immagini sfocate. Un altro dato di cui siamo soddisfatti è uno 0,2% di oggetti cancellati per via di problemi di autenticità. Siamo diventati come cecchini».