In Italia parlare di soldi è ancora difficile. Per generazioni è stato un argomento evitato, quasi un tabù culturale. E i numeri lo confermano: secondo l’OECD, solo il 30% degli adulti italiani raggiunge un livello minimo di alfabetizzazione finanziaria, posizionando il Paese sotto la media europea.
E tra i più giovani la situazione non migliora. Per Bankitalia, infatti, oltre il 50% dei ragazzi tra i 18 e i 34 anni non conosce concetti fondamentali come inflazione, diversificazione o interesse composto. Nel frattempo, più di 1.500 miliardi di euro restano fermi sui conti correnti, erosi dall’inflazione, perché gli europei non sanno come investirli.
Un quadro che racconta una distanza culturale profonda tra cittadini e strumenti finanziari. Eppure, negli ultimi anni qualcosa si sta muovendo: cresce l’interesse, aumentano i progetti nelle scuole e le piattaforme digitali stanno rendendo la finanza più vicina, comprensibile e sempre più concreta per le nuove generazioni.
Tra queste realtà c’è Finanz, app gratuita che sta portando un nuovo approccio all’educazione finanziaria, puntando su accessibilità, semplicità e gamification per aiutare i giovani a prendere in mano la propria vita economica. Fondata da un team di giovani ragazzi under 23, la startup solo negli ultimi mesi ha incontrato migliaia di studenti nelle scuole e università italiane con il Finanz Road Tour, e ha sviluppato una community digitale sempre più grande.
Educazione finanziaria: perché è così importante
Negli ultimi anni, diverse ricerche hanno fotografato un’Italia ancora indietro sulla conoscenza economica di base. Le stime più aggiornate indicano che il livello complessivo di alfabetizzazione finanziaria nel Paese si aggira intorno al 37% della popolazione adulta, un valore considerato basso anche nel confronto internazionale.
E la situazione peggiora ulteriormente tra i più giovani: nella fascia 18-23 anni, soltanto circa un terzo comprende i concetti fondamentali di finanza personale. «Le domande che sentiamo più spesso sono “Da dove inizio?” oppure “Posso farlo anche con pochi soldi?”. Sono domande che raccontano la distanza che c’è tra i giovani e la finanza. La maggior parte non sa da dove partire, ha paura di sbagliare o pensa di non avere abbastanza soldi per iniziare. Per questo abbiamo scelto di iniziare dalle basi, spiegando che si può cominciare con poco, anche con 50 euro al mese, ma servono metodo e consapevolezza» racconta Lorenzo Perotta, giovane CEO di Finanz.
L’assenza di educazione finanziaria non si manifesta solo nella mancanza di conoscenze tecniche, ma anche nelle differenze, reali o percepite, tra territori e fasce d’età. In realtà, spiegano da Finanz, il divario più evidente non è geografico, ma generazionale.
«Le differenze geografiche sono minime: al Nord c’è una maggiore familiarità con i temi economici e una propensione più alta a informarsi o a investire, mentre al Sud prevale un approccio più prudente, spesso legato alla mancanza di fiducia o di riferimenti. Ma il dato davvero significativo è generazionale: la mancanza di educazione finanziaria riguarda studenti, lavoratori, giovani professionisti e adulti, indipendentemente da dove vivono. Oggi anche molti trentenni si trovano a gestire i soldi con la stessa incertezza dei ventenni».

Come cambia l’apprendimento finanziario
Negli ultimi anni la finanza è entrata nella quotidianità dei giovani soprattutto attraverso contenuti digitali, app, creator e percorsi interattivi. Ma questa rivoluzione informativa non basta da sola: senza una guida strutturata, il rischio è quello di muoversi in un mare di nozioni frammentate.
«Tra i ragazzi abbiamo trovato quasi zero conoscenze, ma tantissimo interesse – continua Lorenzo Perotta -. La maggior parte di loro parte davvero da zero: non sa cosa sia un ETF, un’azione o come risparmiare, ma ha voglia di capire e di prendere in mano la propria vita finanziaria. Durante il Finanz Road Tour abbiamo girato decine di scuole e università in tutta Italia, e ogni volta succedeva la stessa cosa: aule piene, domande, curiosità. Nessuno ne aveva mai parlato con loro in modo semplice e diretto. Anche dentro l’app i numeri raccontano la stessa storia: più del 50% degli utenti è principiante e il 75% non ha mai investito prima. Questo per noi è il punto di partenza: non c’è disinteresse, c’è solo un vuoto educativo enorme da riempire».
Ma quanto pesa oggi la mancanza di educazione economica scolastica nelle difficoltà dei ragazzi a gestire il denaro?
Perotta risponde così: «La mancanza di educazione economica nelle scuole pesa moltissimo. Senza una formazione di base, molti ragazzi si trovano impreparati ad affrontare la vita adulta: non sanno come risparmiare, gestire le spese o comprendere concetti come investimento e tassazione. È una situazione che abbiamo vissuto anche noi, come fondatori: ci siamo resi conto di quanto fosse complicato orientarsi da soli in un mondo pieno di tecnicismi e informazioni frammentate. Senza strumenti educativi adeguati, la finanza resta un linguaggio distante e per pochi».
Eppure, in un contesto economico sempre più complesso, queste competenze sono sempre più fondamentali per garantire stabilità, libertà e serenità economica nel lungo periodo. Ma il problema sembrerebbe anche il modo in cui l’educazione finanziaria viene raccontata.
«Serve un linguaggio semplice, coinvolgente e adatto alle nuove generazioni. C’è un divario enorme tra quello che i giovani vorrebbero imparare e ciò che trovano oggi – continua Lorenzo Monteleone, Marketing & Growth Specialist di Finanz -. A scuola si parla di economia in termini teorici, lontani dalla vita reale: non si spiega come gestire uno stipendio, pianificare le spese o investire in modo consapevole. Quello che manca è la finanza personale, quella che aiuta a fare scelte concrete ogni giorno».
E quali sono i temi più interessanti per i giovani di oggi? «Sicuramente quelli legati al mercato azionario, all’innovazione tecnologica e alle criptovalute. Sono argomenti che affascinano perché uniscono attualità e opportunità» conclude Monteleone.
Educazione finanziaria tra ansia e social
Un rapporto Censis-Assogestioni 2024 racconta che oltre il 50% dei giovani tra i 18 e i 34 anni vive la gestione del denaro con ansia e preoccupazione, percentuale sorprendentemente simile a quella rilevata tra gli over 65. Questa fotografia evidenzia una duplice complessità: da un lato la mancanza di conoscenze tecniche, dall’altro un forte carico emotivo che accompagna ogni decisione economica. Sul fronte dei bisogni, infatti, il quadro è molto chiaro: i ragazzi non cercano formule complesse o tecnicismi, ma strumenti semplici e concreti che possano guidarli nella quotidianità.
«I bisogni principali dei ragazzi sono tre – riprende il CEO di Finanz Lorenzo Perotta -. Il primo è imparare a gestire il denaro, partendo da concetti base come budget, spese ricorrenti e costruire un fondo di emergenza: molti non sanno nemmeno quanto spendono al mese. Il secondo è la sicurezza digitale, perché sempre più decisioni finanziarie si prendono online e la mancanza di competenze espone a truffe o cattive scelte. Il terzo riguarda la visione di lungo termine: investire non significa fare trading, ma costruire valore nel tempo. Serve riportare l’educazione finanziaria nella vita quotidiana con un approccio continuo, digitale e personalizzato.
A questa esigenza si aggiunge un altro elemento centrale: il modo in cui i giovani si informano. I social media sono oggi uno dei principali canali di accesso alla finanza. Tra gli adolescenti dai 13 ai 19 anni, l’83,7% utilizza i social per cercare contenuti economici, confermando un bisogno crescente di linguaggi semplici, immediati e adatti alle loro modalità di apprendimento.
Un sovraccarico informativo, però, non sempre significa migliore consapevolezza. «Oggi le informazioni ci sono, e anche di buona qualità. Il punto è che sono disperse, frammentate, spesso contraddittorie. Quello che manca è un luogo unico e affidabile che aiuti le persone a capire quali informazioni servono davvero per la loro situazione».
Da qui, l’ambizione culturale del progetto: trasformare la finanza in un tema quotidiano, normalizzato, comprensibile.
«La chiave è creare un ecosistema in cui la finanza non sia più un argomento di nicchia, ma parte delle conversazioni di tutti i giorni – conclude Perotta -. Serve l’impegno congiunto di istituzioni, scuole, media e creator, anche al di fuori del mondo finanziario, per normalizzare il tema e renderlo accessibile. Già oggi l’interesse cresce di circa il 20% ogni anno. Siamo convinti che nei prossimi anni la finanza diventerà un linguaggio quotidiano, non per moda, ma per necessità culturale. Fino a poco tempo fa, la finanza era un privilegio riservato a chi poteva permettersi certe università o proveniva da famiglie che trasmettevano quella cultura. Con Finanz vogliamo cambiare questo paradigma: chiunque, gratuitamente, può imparare a gestire i propri soldi in modo semplice e pratico».