Italia-USA, andata e ritorno. Il ritorno della top manager globetrotter. «Siamo ancora dominati da stereotipi maschili. Insieme li supereremo»

Italia-USA, andata e ritorno. Il ritorno della top manager globetrotter. «Siamo ancora dominati da stereotipi maschili. Insieme li supereremo»

Un passato in Bain & Company, poi in Google a Milano e New York, fino alla guida italiana di Trade Desk, una delle principali piattaforme di advertising technology a livello mondiale. L’avventura di Angela Bersini dura da una vita ma è sempre piena di sorprese. Ambizione e resilienza sono alcune tra le caratteristiche che la contraddistinguono, oltre a una sfrenata passione per il pilates, la moda e i viaggi. Del gender gap Angela ne ha fatto una battaglia personale, impegnandosi in prima linea nell’organizzazione di eventi e iniziative concrete dedicate all’empowerment femminile. La sua storia nella nuova puntata di Unstoppable Women.

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Angela Bersini, general manager The Trade Desk Italia

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Angela, iniziamo dal principio. Come e dove hai studiato?
Mi sono laureata in Ingegneria Gestionale al Politecnico di Milano – la mia città natale – un bel po’ di anni fa. Ora di anni ne ho 43. Mi ha sempre attratta il settore del tech e del digitale e così, dopo la laurea, ho iniziato a muovere i miei primi passi in quella direzione. Ho cominciato a lavorare in tre settori: la consulenza, il digitale e l’ad tech. Dopo dieci anni in Bain & Company, durante i quali mi sono occupata di progetti globali di strategia, M&A e trasformazione aziendale, sentivo di dover prendere un’altra strada.

E così sei arrivata in Google..
Esattamente, prima a Milano e poi a New York, per inseguire quello che era un po’ il “sogno americano”. In questo contesto mi sono occupata di ridefinire la trasformazione digitale del lusso e del fashion. In qualità di Chief of Staff nel team YouTube Go-to-Market ho lavorato a stretto contatto con il top management, seguendo progetti di scala globale: dalla spinta della Connected TV al lancio della monetizzazione dei formati brevi, fino all’accelerazione del video shopping.

Ne hai vista passare di acqua sotto i ponti, insomma..
Eh già, è stato un periodo pazzesco. Se penso a quando ho iniziato a lavorare per un’agenzia di consulenza era tutto diverso. Ricordo un mondo schiacciante per le donne e un aneddoto che ancora mi fa sorridere perchè penso che sia emblematico di quel periodo. Avevo 21 anni e una sera mi fermai a lavorare anche dopo cena. Mi chiamò mia madre dicendomi: “Ma dove sei?”. Io le risposi: “Mamma non ti preoccupare, sono ancora a lavoro”. E lei mi chiese: “Ma sei in compagnia di colleghi uomini?”. E io: “Sì”. Mi disse: “Scappa subito e torna a casa!”.

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E quindi in quel “sogno americano” tutto questo non c’era?
No, c’è una mentalità completamente diversa e attenta all’inclusione anche se non mi sono sentita discriminata in quanto donna ma come immigrata. Crescendo ho, poi, trovato la mia strada. Durante la mia carriera, invece, in tante situazioni mi sono trovata a essere l‘unica donna. L’Italia tutt’oggi è riluttante al cambiamento e dominata da stereotipi maschili importanti. Ricordo che un paio di volte all’anno facevamo l’elenco dei C-level in Italia: eravamo veramente poche. Oggi ci faccio attenzione e mi batto quando mi rendo conto che c’è disparità anche se non amo alzare la voce, ma credo nella forza delle idee, nella sostanza dei numeri e nella capacità di costruire relazioni.

Non è un caso quindi se sei molto impegnata attivamente nell’organizzazione di eventi sul gender gap..
No, direi che non è un caso, anzi è qualcosa in cui credo molto profondamente. Sono madre di due bambine e mi auguro che possano vivere in un mondo più inclusivo di quello in cui ho vissuto io. Per questo è molto importante che ognuna di noi contribuisca al cambiamento, che ha origine, prima di tutto dalla comunicazione. Il linguaggio che si usa, i termini che si scelgono, sono fondamentali anche per abbattere quel soffitto di cristallo che tutt’oggi ci circonda. E, in particolare, come parliamo ai nostri figli è essenziale per educarli sin da piccoli alla parità di genere.

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Women in AdTech Milano

Che tipo di eventi organizzi?
Cerco di organizzarne il maggior numero possibile. A giugno ne abbiamo fatto uno a Milano che era incentrato su come le donne possano costruirsi una carriera di successo nel settore tech, affrontando sfide pratiche come la rappresentanza nei ruoli di leadership e la creazione di reti di supporto. Insomma, quello che è stata un po’ la mia vita. Il prossimo novembre, invece, ce ne sarà un altro legato all’inclusione femminile nel mondo sportivo. Vorrei replicare iniziative simili anche in altri ambiti, portando avanti una visione concreta e quotidiana della leadership femminile.

Tu sei anche una sportiva..
Si, fuori dal lavoro amo prendermi anche cura di me oltre che della mia famiglia. Adoro la moda, il pilates, i viaggi e amo leggere. Sono sempre stata una persona molto curiosa e autoironica. Nel mio lavoro, uso la tecnologia per rendere la pubblicità più sostenibile e trasparente e ogni tanto mi dico che le pubblicità online funzionano davvero su di me, acquirente compulsiva negli e-commerce.

Insomma, quanto lavoro c’è ancora da fare per far sì che la parità di genere non sia più soltanto nero su bianco ma inizi a diventare la realtà?
Indubbiamente tanto. E mi piacerebbe molto avere a fianco a me persone che condividono la mia stessa missione oltre a quelle che già sono a bordo per fare ancora più squadra e assistere al reale cambiamento. Per fare tutto questo serve anche una certa consapevolezza che mi rendo conto in alcuni casi essere ancora lontana. Ma ho molta fiducia. Ce la faremo. Insieme.