A Valmorel, piccolo borgo nel bellunese montano a 70 chilometri dal Vajont è da poco sorto un nuovo hub dell’innovazione, EpiHub. «Abbiamo riqualificato gli spazi di una vecchia osteria per proporre coworking ma anche un bed and breakfast e abbiamo conservato parte di quella osteria che tutt’oggi dà ristoro a chi passa da queste parti e non solo», racconta Andrea Piol, figlio di Elserino a cui è dedicata la Fondazione Piol che presiede. Tra le montagne, in questo panorama limpido e terso, Andrea ci accompagna negli spazi della Fondazione Piol, nata in ricordo del padre assieme ai due fratelli, Alessandro e Marinella, per la nuova puntata di Viaggio in Italia.

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Nell’EpiHub di Valmorel
Prima di tutto, non si può spiegare che cos’è l’EpiHub senza sapere chi era Elserino Piol. Nato a Limana (Belluno) l’8 dicembre 1931, perito industriale elettronico ha perfezionato gli studi negli Stati Uniti alla Harvard Business School, portando il knowhow che aveva acquisito in America in Italia. Elserino Piol è stato un pioniere delle telecomunicazioni e tra i padri del venture capital in Italia. Entrato in Olivetti Bull nel 1952 come programmatore di macchine a schede perforate, nel 1965 è diventato direttore marketing, contribuendo al lancio del Programma 101, considerato il primo personal computer della storia.
È stato vicepresidente di Olivetti Corporate, ruolo che lo ha reso una figura chiave nello sviluppo dell’informatica e delle telecomunicazioni in Italia, e ha contribuito alla nascita di aziende come Tiscali e Yoox Net-a-Porter Group, sostenendo l’ecosistema digitale italiano. La Fondazione che porta il suo nome apre le porte di EpiHub e la sua sede fisica a Valmorel (Belluno), paese natale. «In questo spazio uniamo l’innovazione alla comunità e al territorio, con l’obiettivo di trasformare i borghi montani in luoghi capaci di attrarre talenti, generare impresa e creare sviluppo sostenibile», spiega il presidente Andrea. Ecco, quindi, come dal cuore delle Dolomiti è nato un modello innovativo replicabile che guarda al futuro delle aree rurali italiane ed europee.

«Qui la comunità è molto attiva, coesa e il posto è, indubbiamente, bello e ricco di fascino. Oggi l’obiettivo della Fondazione è quello di aiutare i territori a ripopolarsi utilizzando la tecnologia come leva. Dopo il Vajont qui hanno aperto le fabbriche e la gente dalle montagne è scesa a valle ma, poi, le politiche governative non hanno più investito in questi luoghi», spiega Andrea, specificando che, invece: «occorre rivalorizzare queste zone con progetti pensati ad hoc per il territorio e che partano, prima di tutto, dai giovani e da idee innovative».
EpiHub qui accoglie tutte le idee innovative, come racconta il presidente: «Da soluzioni pensate per il mondo IoT fino all’agritech, ma non solo. Oggi non è facile trovare ragazzi che siano disposti a stare qui ma qualcuno c’è e questo ci basta per andare avanti». Valmorel, continua Andrea: «È un paese privo di servizi: ci sono gli operatori ma non ci sono servizi, e stiamo cercando di colmare questa lacuna costruendo servizi accessori con le persone che qui abitano. Abbiamo anche progettato un portale in cui mettiamo dentro i servizi che stiamo creando e creeremo nei prossimi mesi».
La riqualificazione della vecchia locanda
La sede della Fondazione si colloca nell’ex locanda di Valmorel, edificio storico del 1920 restaurato con criteri di sostenibilità energetica e design contemporaneo. Un luogo che vuole restituire vita alla comunità locale, trasformando l’hub in un punto di riferimento che unisce memoria e innovazione, radici e visione.
EpiHub è un laboratorio multifunzionale di 600 mq che ospita spazi di coworking, biblioteca, aree formative e sale riunioni, progettato per stimolare collaborazione e contaminazione tra competenze diverse. L’edificio racconta da vicino la storia di Elserino attraverso timeline interattive ed exhibit della sua biblioteca personale – oggi parte del più grande Sistema Bibliotecario Nazionale (SBN) – con oltre 1300 volumi di business e ICT management. Un dialogo continuo tra passato visionario e futuro sostenibile che punta ad attrarre giovani, stimolare nuovi business e rendere Valmorel un luogo di opportunità concrete in grado di irradiarsi anche a livello internazionale. Tra gli ultimi progetti in tal senso, quello realizzato in Nepal insieme alla FAO, che ha portato le competenze casearie della valle bellunese tra i pastori di yak dell’Himalaya.

I programmi promossi dalla Fondazione Piol
Tra i settori a cui la Fondazione guarda con maggiore attenzione ci sono quello dell’occhialeria, un cavallo di battaglia per l’intera provincia di Belluno, la mobilità green, il recupero di energia, le previsioni atmosferiche, in grado di predire in modo preciso se il meteo potrebbe causare danni o impedimenti a chi fa trekking, ad esempio, così come ad agricoltori e motociclisti, ma anche l’agritech. «Qui a Valmorel contiamo ben 3 stazioni meteo, pertanto vogliamo sfruttarne a pieno il potenziale – continua Andrea – Negli anni ‘60 Limana contava 60mila abitanti, ma dopo la tragedia del Vajont tutto è cambiato. Lassù storicamente si viveva di agricoltura e canapa, ci si faceva tutto da soli: dagli abiti ai tavoli alle scarpe. E qui c’era una corte con 3 edifici: un’osteria con le camere, un emporio gestito da mia zia Gina e poi un piccolo negozio ma negli ultimi anni è arrivata sempre meno gente finché queste attività hanno chiuso. Nel 2020 il B&B sembrava l’hotel del film “Shining”. Con la Fondazione le abbiamo rilevate e gli abbiamo dato una nuova vita», racconta Andrea Piol. Dove c’era la taverna ora c’è la sede della Fondazione, sopra uno spazio coworking con 25 postazioni di lavoro, una biblioteca e la vecchia locanda ristrutturata. «Abbiamo cercato di recuperare quello stile classico che la contraddistingueva e abbiamo rimesso a nuovo le 5 camere che oggi vantano anche una sauna. La Fondazione abita 600 metri quadri, ma in totale parliamo di 1800 mq», continua il presidente.

Oltre ai programmi di mentoring e networking, la Fondazione offre tirocini, stage, borse di studio e iniziative di formazione scuola-lavoro, oltre al coinvolgimento di istituti scolastici e realtà accademiche in progetti innovativi. A questi, si affianca l’Osservatorio Bandi, un comparto specializzato nella ricerca di fondi e finanziamenti impiegati a sostegno dei progetti interni alla Fondazione e che, grazie alla partnership con la startup torinese BandoSubito, utilizza strumenti di intelligenza artificiale che facilitano e ottimizzano questo processo.
Parallelamente, la Fondazione coltiva la cultura dell’innovazione, co-idea e finanzia le iniziative in due aree strategiche per il rilancio del territorio: nell’ambito dell’Ospitalità sostenibile promuove lo sviluppo di un nuovo modello di turismo capace di contrastare lo spopolamento montano e attraverso programmi come Laborel, il laboratorio di idee nato grazie al confronto con la popolazione locale, vuole migliorare lo sviluppo turistico sostenibile della valle in termini di accoglienza di qualità, potenziamento culturale e innovazione sociale.

Dall’agritech all’Intelligenza artificiale
Nell’Agritech, invece, sostiene l’applicazione di tecnologie 4.0 alle filiere tradizionali montane, dall’allevamento all’apicoltura, dalla caseificazione alla silvicoltura, per aumentare produttività e sostenibilità preservando l’autenticità territoriale. Un esempio è Malga Van dove la collaborazione con la Fondazione ha permesso alla cooperativa agricola pascolando di introdurre in malga strumenti innovativi come il virtual fencing, sistemi di dissuasione contro i predatori e sensori per il monitoraggio della salute animale, garantendo tracciabilità e qualità del prodotto finale.

Tra le iniziative più innovative della Fondazione spicca infine elserAIno, un progetto di Intelligenza artificiale sviluppato in partnership con Dune che digitalizza l’intero patrimonio culturale di Elserino Piol. Libri, documenti e corrispondenze dell’archivio Storico Olivetti diventano così una risorsa formativa interattiva, un ecosistema connesso e facilmente accessibile. «Il nostro obiettivo finale è quello di rendere il modello Valmorel replicabile in altre aree rurali diffuse nel mondo, dimostrando che l’innovazione può essere la leva per trasformare le periferie in centri di eccellenza e invertendo il paradigma che vede nei piccoli paesi solo aree da assistere anziché territori da cui ripartire», conclude Andrea Piol precisando che: «Questo spazio nasce dal sogno di mio padre di ridare vita a Valmorel. Oggi EpiHub è molto di più di una semplice sede. È un motore di trasformazione territoriale, uno spazio dove dare voce alle idee, un ponte tra radici e progresso e un modello che speriamo possa ispirare altre comunità. Vogliamo dimostrare che dall’Italia dei borghi può nascere l’innovazione del futuro».