Perché Starbucks vende il 60% delle proprie attività in Cina a Boyu Capital? Tutto sull’accordo da 4 miliardi di dollari per il brand USA del caffè

Perché Starbucks vende il 60% delle proprie attività in Cina a Boyu Capital? Tutto sull’accordo da 4 miliardi di dollari per il brand USA del caffè

Da tempo gli affari per Starbucks non vanno a gonfie vele. Di recente il marchio di Seattle noto in tutto il mondo per il caffè ha annunciato un piano di licenziamenti e una serie di chiusure di store. Ma la notizia più importante di queste ore riguarda il mercato cinese, dove l’azienda è presente dal 1999. Da quanto si apprende Starbucks ha deciso di cedere la maggioranza (60%) delle proprie attività nel Paese a Boyu Capital, con un accordo da 4 miliardi di dollari. Manterrà il restante 40%.

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Che sta succedendo a Starbucks in Cina?

La Cina è il secondo mercato più grande per Starbucks dopo gli Stati Uniti. La concorrenza di altri brand come Luckin Coffee ha però reso la situazione complessa. Con la cessione del 60% a Boyu Capital l’intenzione non è quella di disinvestire, anzi. Dagli 8mila punti vendita nel Paese l’obiettivo è salire a 20mila. Per il brand di Seattle il mercato cinese vale 13 miliardi di dollari.

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Secondo i termini dell’accordo, che sarà concretizzato entro marzo 2026, le due realtà formeranno una joint venture e il marchio sarà preservato. Boyu Capital, fondata nel 2011, è una società di private equity che investe nel settore della vendita al dettaglio. Grazie a questa operazione Starbucks punta a non perdere anzitutto quote di mercato (l’8% delle entrate globali proviene dalla Cina) e a reagire alla guerra dei prezzi che a quanto pare ha investito anche il settore del caffè.

Quanto è aumentato il prezzo del caffè?

Dal punto di vista finanziario Starbucks sta affrontando un periodo critico. Al netto di un aumento del 5,5% dei ricavi globali trimestrali a 9,6 miliardi di dollari, il suo utile netto è crollato dell’85% a 133 milioni di dollari. Grazie alla partnership con Boyu Capital mira a far fruttare meglio la propria presenza in Cina. Trattandosi di caffè, non vanno nascoste anche le difficoltà lato consumatori: negli anni hanno subìto rincari pure in Italia. Secondo Assoutenti, dal 2021 a oggi il costo della tazzina è salito di oltre il 20%.