Fine anno, tempo di bilanci. E anche l’Agenas, l’Agenzia per i servizi sanitari regionali, ha appena pubblicato il suo sulla base di 218 indicatori presi in esame nell’ultimo Programma nazionale esiti (Pne). Una novità importante l’addio delle classifiche redatte in passato a favore di un sistema che mette in mostra soprattutto le eccellenze della Sanità. Una scelta che sottolinea comunque il permanere del forte divario tra Nord e Sud.
Nel primo elenco si compone di quindici strutture con le migliori performance su almeno sei delle otto aree prese in esame (cardiocircolatorio, sistema nervoso, chirurgia generale e oncologica, gravidanze e parto, osteomuscolare e nefrologia) si trova infatti un solo ospedale meridionale: il Federico II di Napoli.
Sotto il versante dell’assistenza cardiocircolatoria su 25 ospedali ritenuti migliori per prestazione solo un quinto sono del Sud. Sorprende il fatto che sul fronte “gravidanza e parto” su 51 strutture valutate su almeno 3 indicatori compaia un’unica struttura meridionale.
Guardando al parametro “sistema nervoso” in base a due indicatori sono solo 3 su 26 gli ospedali del Sud di livello. Nella chirurgia oncologica tra le 38 strutture top appena cinque sono del Sud. Il Meridione recupera nella classifica dell’osteomuscolare dove su 126 strutture 35 sono del Sud.
Sanità da curare
E poi c’è il tema sempre più urgente dell’assenza di personale. GAPMED, provider internazionale di servizi e soluzioni tecnologiche per il settore healthcare, ha analizzato i dati sulla carenza dei medici nel Servizio sanitario nazionale stimando che dal 1984 al 2024 la percentuale di over 65 sia raddoppiata, aumentando dal 12,9% al 24,3%, e gli over 80 sono triplicati, passando dal 2,4% al 7,7% mentre aumenta il pericolo che entro il 2038 potrebbero lasciare il SSN fino a 39mila professionisti a causa del pensionamento.
Questo scenario è aggravato dall’attuale carenza di medici, stimata a circa 16.500 unità e causata tra le altre cose da politiche di contenimento della spesa a partire dal 2005. Inoltre, si stima che tra il 2000 e il 2022, quasi 180mila professionisti abbiano scelto di migrare all’estero. Tra le Regioni, invece, il Lazio è la regione con meno personale dipendente, 8,7 unità per 1000 abitanti, seguita da Campania (9), Sicilia (9,4) e Molise (9,8).
Le criticità emergono già nella formazione, dove centinaia di posti nelle scuole di specializzazione restano scoperti: tra le discipline con meno contratti assegnati ci sono Microbiologia, Virologia, Farmacologia, Tossicologia, Patologia Clinica e Radioterapia; ma anche Medicina di urgenza, Chirurgia toracica e Cure Palliative restano vuote per metà. Nel 2025 la sperimentazione del “semestre aperto” ha introdotto significativi cambiamenti all’accesso al primo anno di Medicina e Chirurgia, con 20.864 nuovi posti (+13,7% nelle statali e +25,9% nelle private).