Spirit of the North 2, la startup di Tayler Christensen e Jacon Sutton ci fa vivere una dolcissima avventura

Spirit of the North 2, la startup di Tayler Christensen e Jacon Sutton ci fa vivere una dolcissima avventura

A giudicare dal sito di Infuse Studio, il piccolissimo gruppetto che nel 2020 portò nel mondo dei videogames il placido Spirit of the North (qui la nostra recensione) è rimasto invariato: ai co-fondatori e 3D Artist Tayler Christensen e Jacob Sutton si aggiunge ancora una volta il compositore e produttore Joseph Gifford. Ma anche Spirit of the North 2 è una esperienza piuttosto invariata: più che un seguito, una espansione dell’avventura precedente.

Spirit of the North 2, la volpe e il corvo (no, non è Esopo)

Proprio perché assomiglia più a una espansione che non a un gioco a sé stante, non è essenziale aver giocato al primo per comprendere Spirit of the North 2. Intendiamoci: ci troviamo di fronte a un gioco tutto nuovo, con nuova mappa e persino un nuovo co-protagonista, ma tutto alla fine poggia sulle vecchie meccaniche ludiche del capostipite, ingigantite per l’occasione.

Spirit of the North 2 a

Gli sviluppatori hanno messo a frutto l’esperienza maturata con la prima avventura della volpe e, in questi cinque anni, aumentato le dimensioni della mappa, limitando al massimo i momenti in cui si è teleguidati. L’avventura resta compassata, solitaria e silenziosa. E forse anche per questo non ha senso immergersi in un mondo così grande se è pure tanto vuoto. Se siete tra coloro che si lamentano del fatto che il mondo di Mario Kart World sia noioso da girovagare, men che meno apprezzerete questo.

Spirit of the North 2 b

Tanto più che l’esplorazione viene azzoppata da alcune difficoltà tecniche che rendono i salti della nostra volpacchiotta un terno al lotto: su alcune strutture può arrivare su altre, benché poste misteriosamente alla medesima altezza e alla stessa distanza, no.

Solitamente in titoli affini gli sviluppatori aggiungono elementi grafici come graffi o tratti di vernice per contraddistinguere gli appigli veri da quelli che fanno solo scenario, ma qui non è stata usata la medesima premura: bisogna solo sperare che appaia l’icona col tasto X (su PlayStation 5), sola chiave di lettura delle quinte ludiche.

Spirit of the North 2 c

I paesaggi, si diceva, sono vuoti. Ma bellissimi. Se avete amato la cifra stilistica di Skyrim adorerete anche Spirit of the North 2 che oltretutto proprio come il titolo Bethesda offre la possibilità di ficcanasare in un gran numero di castelli (apparentemente…) abbandonati e ruderi di ogni tipo. Peraltro questa volta grondanti di insidie.

Spirit of the North 2 d

Da un certo punto in poi del gioco il corvo potrà essere utilizzato attivamente per coprire più velocemente le distanze in planata. C’è tutto un versante ruolistico con alberi delle abilità e relative mosse attivabili che spinge il gameplay verso nuove dimensioni. Il primo titolo poteva essere giocato da chiunque tanto era lineare e poteva essere portato a compimento senza patemi: qui aver diluito le distanze e i suggerimenti va letto come la precisa volontà degli sviluppatori di mettersi alla prova con un’avventura che aggiunga elementi di sfida.

Ma purtroppo più che sfida spesso si tratta di vincere la frustrazione. Anche il fatto che per superare certi enigmi serva spostare alcuni oggetti per centinaia e centinaia di metri, sperando che alla nostra volpe non capiti nulla che glieli faccia cadere di bocca, non è il massimo. Spirit of the North era una esperienza etera, per alcuni probabilmente noiosa. Spirit of the North 2 anziché ravvivare l’avventura, pare divertirsi a far infuriare il giocatore. Non sempre “più grande è meglio”.