Startupper, svegliatevi e imparate a comunicare. La capacità di raccontarsi oggi è business

Startupper, svegliatevi e imparate a comunicare. La capacità di raccontarsi oggi è business

C’è un paradosso che aleggia nell’ecosistema delle startup. Si pensa erroneamente che basti avere un’idea brillante, un prodotto innovativo, una squadra visionaria e ben assortita, un investitore generoso. Ma non è così. La partita delle sfide contemporanee non si gioca soltanto sul piano economico o tecnologico, ma sulla capacità di raccontarsi. Perché non basta fare e non basta saper fare. Occorre saper comunicare il fare e il saper fare. Lo ricordava Pierre Bourdieu con il concetto di capitale simbolico: reputazione, riconoscimento e fiducia sono risorse reali, determinanti, alla pari del capitale economico. James Grunig, uno dei padri delle relazioni pubbliche moderne, ribadiva che la comunicazione strategica è parte integrante del management. Tradotto: nessuna impresa, neppure la startup più piccola che ambisca a diventare grande, può permettersi di relegare la comunicazione a voce secondaria.

Leggi anche: Michele Pierri (LinkedIn Notizie): «Un consiglio alle startup? Concentratevi sul valore, non sulla visibilità»

Eppure, troppe realtà che raccontiamo ogni giorno su StartupItalia ancora oggi considerano la comunicazione (anche) a mezzo social un optional, un vezzo, qualcosa da gestire “più avanti”. Un errore fatale. Perché la comunicazione, quando ben interpretata e strategica, non è contorno, ma è sostanza. È ciò che permette a un progetto di emergere, attrarre investitori, conquistare talenti, ispirare clienti. In una parola posizionarsi. È il collante che trasforma un’idea in movimento, una visione in comunità. La crescita non è solo questione di tecnologia o raccolta fondi, ma di narrazione forte, identità condivisa, storytelling strategico. Ancora di più oggi, in un periodo storico nel quale i manager della comunicazione delle grandi organizzazioni siedono nei tavoli decisionali. Perché quel posizionamento reputazionale è business. E si costruisce giorno dopo giorno, con una narrazione coerente, autentica, professionale. Non improvvisata. Ecco perché servono i professionisti della comunicazione: perché tradurre complessità in storie comprensibili, emozionanti e convincenti è un mestiere. È quello che emerge anche leggendo le performance delle migliori startup italiane ed europee nella classifica Top Startups Italia 2025 diffusa oggi da LinkedIn Notizie e pubblicata in anteprima proprio su StartupItalia. Nell’era dell’abbondanza di idee e della scarsità di attenzione, la differenza tra un progetto che vola e uno che resta invisibile sta tutta lì: anche nella capacità di raccontarsi. Perché oggi il business si misura anche nella narrazione che lo sostiene. E allora startupper, svegliatevi. Il prossimo unicorno non nascerà solo da un algoritmo brillante, ma dalla forza di una storia ben raccontata.