I microscopi si possono rivelare strumenti importantissimi anche per la zoologia preistorica. Gli scienziati vogliono conoscere di più la diversità degli uccelli della Nuova Zelanda, specie vissute nel passato, prima e dopo i dinosauri. Alcuni di questi animali si sono estinti anche successivamente, quando l’uomo era già evoluto e organizzava i territori. Le ossa degli uccelli possono essere così minuscole che richiedono lenti adatte per lo studio, appunto quelle dei microscopi.
Ed è così che si è cercato l’uccello giardiniere, una specie coloratissima vissuta tra i 14 e i 19 milioni di anni fa, nel Miocene. Volavano nell’area del Central Otago, nei dintorni del lago Manuherikia. In questo specchio d’acqua importante, nuotavano anatre e altri passeriformi canterini. Questa biodiversità del passato è importante per comprendere la fauna di oggi. Gli uccelli giardinieri sono stati raccontati tante volte da Sir David Attenborough, un documentarista e naturalista. Fossili di altri passeriformi canterini vicini a questa specie sono stati trovati in Australia e Nuova Guinea.

L’Aevipertidus gracilis e la sua vita amorosa nel Miocene. La sua storia di migrazione ed estinzione è utile per studiare la Nuova Zelanda preistorica e del presente
Il nome scientifico di uno degli uccelli giardinieri del Miocene è Aevipertidus gracilis. Coloratissimo, leggero, il peso non raggiunge i 300 grammi, sottilissimo. Erano i maschi ad essere coloratissimi, per attirare le femmine e contrastare i rivali. Una vita sessuale molto attiva e di corteggiamento.
Sono importanti le tecniche di studio e ricerca utilizzate per studiare i fossili. Nel sito di St Bathans fu ritrovato l’osso minuscolo di un piede. Il microscopio non bastava: i ricercatori hanno utilizzato modelli digitali per confrontare i diversi passeriformi presenti nell’area. È stato difficile distinguere l’Aevipertidus gracilis, la cui presenza è stata importante nella Nuova Zelanda insieme, forse, alla migrazione.
L’area era piena di uccelli coloratissimi e minuscoli, ma l’Aevipertidus ha creato più difficoltà nell’identificazione. Questa ricerca è importante non solo per definire la biodiversità del passato ma anche per capire la sua evoluzione o estinzione mentre l’uomo costruiva la civiltà. In più, le tecniche utilizzate possono essere impiegate per altri studi su animali ma anche piante.
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