Tomb Raider Definitive Edition, Lara Croft è meno tondeggiante e più umana. Ma soprattutto arriva su Switch 1 e 2

Tomb Raider Definitive Edition, Lara Croft è meno tondeggiante e più umana. Ma soprattutto arriva su Switch 1 e 2

Con quelle forme tanto stereotipate, Lara Croft non è mai stato un personaggio alla ricerca di credibilità. Del resto narra la leggenda che le sue misure giunoniche, in perfetto stile Jessica Rabbit, fossero frutto del caso, anzi, di uno scherzo interno alla software house britannica Core Design, salvo poi essere saggiamente mantenute capendo l’appeal che quel pugno di poligoni squadrati avrebbe avuto sui gamer. Ma se ci si pensa era probabilmente meno credibile che affrontasse ogni situazione, che fosse la fuga da un tempio equatoriale o l’esplorazione di un relitto adagiato sul fondo dell’oceano senza far trasparire la minima emozione. Questo almeno fino al 2013 quando uscì un reboot che dopo 12 anni è finalmente approdato anche su una console Nintendo (anzi due, Switch e Switch 2) con Tomb Raider Definitive Edition.

Tomb Raider Definitive Edition, lividi in alta risoluzione

La Lara Croft di Tomb Raider Definitive Edition è senz’altro meno tondeggiante ma soprattutto molto più lagnosetta. Ne ha ben donde, dato che nel giro di poco passerà dalla tranquillità della sua cabina ai pericoli mortali di un’isola che pare maledetta.

E la povera archeologa subirà tutto ciò tanto sul suo fisico, con un modello poligonale che si riempie di lividi e di graffi, quanto sulla propria psiche dato che la sentiremo non di rado ansimare e gemere.

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Una scelta che la rende meno “super donna” di gomma (anzi, di silicone) e più una ragazza della porta accanto. Tutto ciò fa peraltro il paio con un gameplay rinnovato in costante equilibrio tra quanto combinato da Ubisoft negli episodi 3D di Prince of Persia (dunque ambientazioni scalabili, dove era necessario individuare il percorso prestabilito dagli sviluppatori tra gli elementi dello scenario) senza mai dimenticare le peripezie altamente cinematografiche del rivale Nathan Drake, che col declino della saga di Tomb Raider si era frettolosamente imposto con la serie di Uncharted.

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Questo “nuovo” Tomb Raider non perdonava l’errore, che riguardasse una cut scene in cui intervenire con tempismo sui tasti giusti (a proposito: sono davvero troppe e probabilmente rappresentano l’aspetto più ingessato di un videogioco che altrimenti si lascerebbe giocare anche nel 2025) o soprattutto le sparatorie: bastano pochissimi proiettili per far accasciare al suolo Lara. Ma dando per scontato che sapeste già tutto questo, vi starete chiedendo come se la cava Tomb Raider Definitive Edition su Switch e soprattutto su Switch 2.

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La versione per Switch 2 offre una risoluzione di 2160p upscalati in modalità docked e di 1080p upscalati in modalità portatile col framerate che a occhio risulta stabile a 60 fps, persino durante le sparatorie o in occasione di scene particolarmente concitate che prevedano esplosioni, cadute di massi e quant’altro.

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La versione PS4 del 2014, invece, si fermava a 900p e probabilmente ricorderete che di tanto in tanto scattasse parecchio. In compenso diversi video su YouTube di raffronto dimostrano che, per raggiungere simili risultati, l’edizione Switch 2 presenti meno dettagli (su tutti i capelli di Lara sono ora meno particolareggiati) e soprattutto un impianto luci dinamiche e ombre meno elaborato, che peraltro tende qua e là a far risaltare ambientazioni piuttosto datate. Spariti pure gli effetti ambientali che aggiungevano una credibile foschia alle ambientazioni.

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Un vero peccato, considerato che la Switch 2 non è certo una console che si lascerebbe impensierire da un simile impianto grafico, ma evidentemente la versione elaborata del team texano Aspyr non ha subito molte modifiche da quella per Switch 1. Per questo non ci dispiacerebbe l’intervento provvidenziale di qualche patch che aggiunga almeno all’edizione per la console Nintendo più recente quanto le è stato inspiegabilmente sottratto. Al netto di ciò resta un’avventura oltremodo godibile e fa piacere vederla infine nei paraggi delle console di Kyoto tanto più ora che sono approdati anche i capitoli dell’esalogia “classica”.