Tutto sul muro anti droni che l’Europa vuole erigere a Est per blindare il confine con la Russia

Tutto sul muro anti droni che l’Europa vuole erigere a Est per blindare il confine con la Russia

I recenti sconfinamenti di velivoli non identificati senza pilota sembrano avere un unico obiettivo, ben riassunto dalle parole del Segretario generale della NATO, Mark Rutte: fare alzare continuamente in volo jet da milioni di euro contro droni da poche migliaia. Operazioni di difesa che non saranno economicamente sostenibili sul lungo periodo. Per questo l’Europa deve velocemente dotarsi di un proprio muro anti droni sulla falsariga di quello di Kyev.

Cosa sappiamo sul muro anti droni Ue

Proprio Kyev potrebbe condividere il know how maturato in questi anni di conflitto seguiti all’invasione di Mosca voluta da Vladimir Putin. Il muro anti droni si comporrebbe perciò di “milioni di droni intercettori” come scrive l’ANSA stando a informazioni condivise da fonti europee sulla base di quanto indicato dagli specialisti ucraini. La sola Lituania, che ha una frontiera di 900 chilometri con la Russia e la Bielorussia, necessiterebbe di 3 milioni di droni intercettori. Le fonti, ad ogni modo, precisano che sono in corso “diverse analisi” per stabilire che tecnologie si possano usare, con un possibile mix di “strumenti cinetici ed elettronici”.

Uno scambio di informazioni in tal senso sarebbe già in corso: si apprende per esempio dalle agenzie che nel corso di una telefonata con la premier danese Mette Frederiksen, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha “condiviso dettagli” provenienti dai servizi di intelligence del suo Paese riguardo alle tre rilevazioni di droni nello spazio aereo danese, argomento di cui i due leader hanno discusso.

Più tardi Zelensky in un post sui social ha scritto: “Condividiamo la stessa comprensione che, alla luce di tutti questi incidenti, dobbiamo coordinarci ancora più strettamente e aumentare la produzione della difesa. Qualsiasi sfida può essere superata attraverso la cooperazione”.

Il Primo ministro danese Frederiksen ha avvertito attraverso la televisione i danesi di prepararsi ad altri attacchi ibridi, indicando la Russia come la principale minaccia alla sicurezza in Europa, in quanto per la terza volta in una settimana si sono verificati sospetti avvistamenti di droni.

Mentre sembra crescere l’isteria legata a possibili mosse russe nell’Europa del Nord, con la polizia olandese che ha arrestato due adolescenti sospettati di spionaggio per una potenza straniera, si segnala uno scenario inedito, ovvero la richiesta d’aiuto dei Paesi cosiddetti frugali, da sempre ostili alla condivisione di debito.

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Immagini generate con l’AI

“Poiché l’Europa del Nord è stata abbastanza solidale rispetto all’Europa del Sud durante la pandemia, ora è il nostro turno: i Paesi del fianco orientale e i Paesi dell’Europa del Nord devono ricevere lo stesso la solidarietà dall’Europa occidentale e meridionale”, ha dichiarato infatti il ministro della Difesa finlandese, Antti Hakkanen parlando proprio dell’ipotesi di realizzare un muro anti droni sui confini con la Russia.

“In generale, la consapevolezza sulle minacce è abbastanza diffusa orizzontalmente”, la replica a stretto giro del commissario Ue alla Difesa, Andrius Kubilius, alla domanda sulla possibile reticenza dei Paesi dell’Ue meridionale nel finanziare progetti del genere. “Italia, Francia, Spagna sono tra i più grandi Paesi che chiedono una grande quantità di prestiti – ha aggiunto -, il che significa che anche loro sono preoccupati per la difesa”.

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Friedrich Merz

Preoccupazione per la situazione contingente trapela pure da Berlino: “Non siamo in guerra, ma non siamo neanche più in pace”, ha detto il cancelliere tedesco Friedrich Merz, parlando degli attacchi alle reti e alle infrastrutture in occasione del Schwarz Ecosystem Summit a Berlin. “La minaccia è reale”, quindi ha motivato: “Sorvoli di droni, spionaggio, l’omicidio di Tiergarten (l’uccisione di un georgiano a Berlino nel 2019 attribuita alla Russia, NdR), minacce massicce a persone di spicco della vita pubblica, non solo in Germania ma anche in molti altri Paesi europei. Atti di sabotaggio, quotidiani. Tentativi di paralizzare i centri dati”.

Quindi il Primo ministro rivolgendosi ai presenti alla propria conferenza stampa ha chiosato: “Sospetto che probabilmente una persona su due in questa sala sia stata colpita almeno una volta da attacchi alle proprie reti di dati e infrastrutture”. Parole che rendono la situazione una polveriera e lasciano trapelare il timore europeo di ritrovarsi da soli in un conflitto con la Russia, stante l’inaffidabilità ormai acclarata di Donald Trump. Solo psicosi o minaccia fondata?