Unobravo, la startup che ha sdoganato la salute mentale. De Stefano: «Prima l’ascolto, poi la spinta economica»  

Unobravo, la startup che ha sdoganato la salute mentale. De Stefano: «Prima l’ascolto, poi la spinta economica»  

All’inizio ammette di non sapere neanche cosa sia una startup. Alla richiesta di un pitch allega un logo. Scopre il significato della parola Ceo durante un programma di accelerazione. D’altronde, Danila De Stefano, napoletana, classe 1992, fondatrice di UnoBravo, non ha intenzione di diventare imprenditrice. Dopo la laurea in Psicologia Clinica presso la Sapienza si trasferisce a Londra. Il mondo dell’impresa è già dentro di lei: la madre architetto rappresenta per lei un esempio di libera professionista, come passatempo Danila vende viaggi online.

Tuttavia, la strada per integrarsi a Londra è difficile e cerca, per un suo supporto personale, uno psicologo. Una missione impossibile tra costi esorbitanti, agende piene, orari impossibili. Poi mentre è in Centro America per un progetto di volontariato, si confronta con diversi nomadi digitali (quando il fenomeno era ancora poco conosciuto). Presa dall’entusiasmo delle loro storie, immagina anche lei di creare un suo progetto. Portare la psicologia online

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Danila De Stefano, Ceo di Unobravo

Ci sono tante sfide da affrontare: gli psicologi che offrono consulenze online si contano sulle dita di una mano. Allora prova con se stessa, da smanettona e curiosa di tecnologia, crea un suo sito con una piattaforma semplificata. Le cose funzionano. Il rischio che uno “schermo” avrebbe danneggiato la terapia è scongiurato, i pazienti rispondono bene alle sedute e crescono di numero. Contatta allora gli altri pionieri della psicologia online e amici di fiducia e crea il primo team di Unobravo, fatto da nove persone. Anno di fondazione: 2019.

Dall’incubazione ai round milionari

Entra in un programma di accelerazione, Social Faire. Un percorso che le apre la mente e le offre nuovi spunti per continuare a studiare soprattutto marketing. Con Social Faire arriva anche il primo pre-seed. A investire è CDP con 150mila euro. La startup inizia ad avere una traction. Inserisce figure tecniche nel team. Il progetto cresce e il resto è storia. 

Nel 2022 35 milioni di fatturato, nel 2023 sono già oltre 77. Nel 2022 un altro investimento di 17 milioni di euro da un fondo con sede a New York, Insight Partners. Nel 2023 poi l’exit di CPD con l’ingresso di H14 (fondo della famiglia Berlusconi) e Northzone. Oggi Unobravo è una società benefit. I numeri? 8mila terapeuti, più di 400mila persone seguite e un team interno di oltre 300 professionisti.

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Danila De Stefano a SIOS22 Winter

Partiamo dai numeri: come stai lavorando a potenziare l’impatto di Unobravo, ora che sono nati già tanti competitor?
Da un lato vogliamo potenziare l’esperienza terapeutica con strumenti digitali che supportino il percorso clinico in modo sempre più personalizzato. Dall’altro stiamo espandendo la nostra presenza europea, con un focus su Francia e Spagna. Poi c’è l’aspetto formativo: stiamo investendo molto sulla formazione continua dei terapeuti, perché la qualità della cura dipende prima di tutto da chi la offre. I nostri psicologi vengono selezionati uno ad uno, e poi sostenuti durante tutto il percorso. L’obiettivo non è solo crescere, ma farlo rigenerando la cultura della salute mentale.

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Danila De Stefano, founder e Ceo di Unobravo

Quali sono le direttrici che confermeranno per te questa crescita?
Oggi lavoriamo lungo due strade. La prima è la clinical excellence, per garantire qualità e supervisione costante. La seconda è la data driven innovation, per comprendere e rispondere meglio ai bisogni psicologici delle persone. L’obiettivo resta lo stesso: rendere la salute mentale accessibile e dignitosa per tutti.

All’inizio hai fatto tutto da sola e oggi continui a prendere decisioni fondamentali per la vita, non solo tua, ma di tante persone che lavorano con te. Ci sono mai stati momenti in cui hai pensato di non farcela?
Ci sono stati momenti di grande fatica, sarebbe disonesto negarlo.  Quando porti avanti un progetto di cura, l’impatto emotivo è fortissimo, e ci sono giorni in cui il coinvolgimento personale è così intenso che diventa difficile non viverlo come un figlio che cresce. Ma ogni volta che ricevo una testimonianza da qualcuno che, grazie a Unobravo, ha ritrovato equilibrio o fiducia, mi ricordo perché vale la pena impegnarsi tanto. Non ho mai pensato davvero di mollare, perché questo progetto è parte di me. E quando credi profondamente in ciò che fai, la stanchezza diventa solo una fase del cammino.

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Danila De Stefano CEOFounder di Unobravo scaled e1702546925200

Nel 2022 vinci il premio SIOS, come “Startup of the Year”. Che ricordo hai di quel momento?
Quel premio è stato un momento simbolico e importante. Non solo per la visibilità, ma perché ha rappresentato il riconoscimento di un’idea che univa cura e impresa, due mondi che raramente vengono accostati. Nel 2022 Unobravo era ancora in una fase di forte crescita e vincere lo Startup of the Year ha rafforzato la fiducia del team e degli investitori. A distanza di anni, ricordo soprattutto l’emozione di sentire che un progetto nato da un bisogno personale poteva diventare un cambiamento collettivo. È stato un punto di svolta, ma anche una grande responsabilità.

Qual è l’ostacolo maggiore che hai affrontato in questi anni e come l’hai superato?
L’ostacolo più grande è stato crescere in fretta senza perdere autenticità. Quando un progetto nasce da un’intuizione umana, il rischio è che la rapidità dell’impresa ne spenga la fiamma originaria. La sfida è stata mantenere vivo il senso, anche mentre tutto intorno correva. L’ho superato grazie a un team straordinario e a un principio semplice: ricordarsi ogni giorno perché Unobravo è nato. Avere una bussola valoriale chiara è ciò che ci ha permesso di crescere senza snaturarci.

Danila De Stefano vincitrice premio Startup of the Year
Danila De Stefano riceve il premio Startup of the Year nel 2022

Dal tuo osservatorio, come è lo stato dell’innovazione oggi in Italia? Cosa è cambiato e cosa dovrebbe cambiare?
Negli ultimi anni ho visto un cambiamento profondo: oggi l’Italia riconosce che innovare non significa solo sviluppare tecnologia, ma anche creare valore sociale e umano. C’è più attenzione all’impatto, e questo è un passo avanti enorme. Quello che ancora manca è un sistema che sostenga davvero la crescita delle startup nel tempo, non solo nella fase iniziale.  Serve una cultura dell’innovazione più matura, che premi la visione e la sostenibilità, non solo la velocità. E serve credere di più nell’imprenditoria “di cura”, che genera valore economico e benessere insieme.

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Danila De Stefano CEO Founder di Unobravo scaled 1
Danila De Stefano offre consigli alle startup

Che consigli ti senti di dare, in base alla tua esperienza, agli startupper che oggi vogliono lanciare una startup in Italia?
Il primo è: partite da un bisogno reale, non da un’idea astratta o da un file excel che vi mostri come generare ricavi. L’innovazione autentica nasce dall’ascolto, non dalla spinta economica. Il secondo è: circondatevi di persone migliori di voi, perché una startup si costruisce con la fiducia, non con l’ego. E infine: non abbiate paura di unire testa e cuore. Nel lungo periodo, è ciò che farà la differenza tra un’impresa che cresce e una che lascia il segno.