L’elezione odierna per il sindaco di New York attira un’enorme attenzione a livello globale. Non soltanto perché si tratta di una delle città più importanti e grandi al mondo, ma perché il favorito secondo i sondaggi è Zohran Mamdani, 34 anni, nato in Uganda da genitori di origini indiane e arrivato negli Stati Uniti con la famiglia a 7 anni.
La vittoria alle primarie ha generato una spaccatura tra i democratici: il suo sfidante Andrew Cuomo ha deciso di correre comunque come indipendente. Sulla stampa Mamdani viene definito un socialista, con un programma di governo che prevede asili gratis, politiche di sostegno per i ceti deboli specie per quanto riguarda il diritto alla casa. Sono soprattutto i giovani a sostenerlo, ma anche qualche ricco donatore.

Chi sono i miliardari che hanno donato per la campagna di Zohran Mamdani
Forbes ha rivelato che sono decine i Paperoni della Grande Mela che hanno speso fior di quattrini per sostenere altri candidati che non fossero Mamdani. Eppure nella fascia più benestante di New York c’è anche chi ha deciso di esporsi per sostenere la sua agenda politica. Elizabeth Simons, figlia del miliardario Jim Simons scomparso nel 2024, ha staccato un assegno da 250mila dollari a favore di New Yorkers For Lower Costs, il principale gruppo indipendente che sostiene la campagna di Mamdani. Simons ha un patrimonio superiore ai 30 miliardi di dollari.

Un altro personaggio della Grande Mela che ha deciso di donare parecchi soldi a Zohran Mamdani proviene dal panorama innovazione e tecnologia. Stiamo parlando del cofondatore di GitHub Tom Preston-Werner, 45 anni: ad aprile ha fatto un bonifico da 20mila dollari alla stessa realtà che sostiene il candidato sindaco.

Cosa farà Trump se Zohran Mamdani diventa sindaco di New York?
Il presidente USA Donald Trump ha già preso una posizione chiara di fronte all’eventualità che la sua New York venga amministrata da un politico come Zohran Mamdani. «Che Andrew Cuomo ti piaccia o meno, non hai davvero scelta. Devi votare per lui e sperare che faccia un ottimo lavoro. Lui ne è capace, Mamdani no!». Fa un certo effetto vedere il tycoon impegnato in campagna elettorale per un democratico, ma il capo della Casa Bianca ha fatto di più.

«È altamente improbabile che io contribuisca con fondi federali, se non con il minimo richiesto», ha spiegato Trump minacciando di fatto di chiudere i rubinetti per New York nel caso in cui vinca il candidato a lui avverso. In queste ore i progressisti a livello internazionale guardano a quel che accade Oltreoceano, dove senz’altro oggi sarà scritta una pagina importante in vista delle elezioni di metà mandato del 2026.